Si lotta anche lontano dal fronte

Si lotta anche lontano dal fronte

Mukachevo: non avevo mai neanche sentito parlare di quella cittadina nell’Ucraina occidentale, quando vi sono arrivata lì nel settembre del 2024. È confinante con Ungheria, Slovacchia e Polonia. Sono arrivata lì un bel giorno di settembre, con l’intento di sostenere la piccola comunità dei focolari in questo Paese martoriato dalla guerra. Gli amici ucraini mi avevano detto: “Quando si è incominciato a bombardare Kiev nel 2022 tutto il mondo ci seguiva. Ora l’interesse è calato ed incominciamo a sentirci abbandonati.” Questa constatazione – non priva di amarezza – mette in moto qualcosa dentro di me: Sì, voglio dare anch’io un segno di solidarietà, per dirlo colle parole di Papa Francesco, di farmi “prossima” di un’esperienza che sembra lontana dalla mia vita. Questa mia scelta viene facilitata dal fatto, che io parlo il russo – lingua con cui ci si può capire con gli ucraini. Decido, quindi, di mettermi a disposizione per un determinato periodo.

Lo spazio aereo sopra l’Ucraina è chiuso. Il viaggio per arrivare a Mukacevo dall’Olanda, dove abito, dura due giorni. All’arrivo incomincia un’esperienza a me sconosciuta: allarmi e poi i bombardamenti, per es. sulla centrale elettrica di Mukacevo. Ad ogni allarme, le persone – consciamente o inconsciamente – cadono in uno “stato di shock”. Un amico sceglie un paragone drastico per illustrare quanto succede a livello psicologico e spirituale: “È come staccare più volte di seguito la spina di un computer acceso. Quando si riattacca, il sistema soffre. E il fisico non dimentica. La psiche, l’anima viene scossa. In Ucraina si vive così da tre anni.”

Forte è per me l’incontro con le donne, che dispongono per la maggior parte di una forte fede in Dio. Tanti uomini sono al fronte, o feriti, o morti in guerra. Altri sono scappati o si nascondono da qualche parte. Le focolarine mi spiegano: “Noi siamo rimaste in Ucraina per fare insieme alle persone un’esperienza di Dio fra noi. Lui ci dà la forza di resistere.”

Si dice che gli ucraini sono un popolo molto tenace, che non si arrende facilmente. Sento di poter imparare molto da loro. La quarantenne Oleksandra gestisce un’azienda di mobili a conduzione familiare. Un tempo l’attività era fiorente, ma ora lei non sa come portarla avanti, perché gli uomini che lavoravano nella sua ditta sono stati reclutati per il servizio militare. Sembrava che le venisse tolta la base economica per il sostenimento della sua famiglia. Io rimango colpita dalla fede di Oleksandra in Dio, che le fa affrontare con coraggio e creatività ogni giorno questa situazione assai precaria.

Irina è una donna come tante qui in Ucraina, con il marito al fronte nel Donbass. Si parlano spesso a telefono e lui le racconta cose orribili, ma le racconta anche la solidarietà e la speranza tra i soldati. Lui sostiene di non riconoscersi in nessuna fede, ma anche lui ha iniziato a pregare. “Al fronte”, dice lui, “le persone che sono lontane da Dio non esistono. Ci sono momenti in cui tutti pregano”.

Tanja è fuggita da una città occupata, con le sue due figlie, di 10 e 12 anni. Le aveva nascoste in macchina, tra le valigie. Nella coda al posto di blocco, qualcuno davanti a loro è uscito dall’auto; colpito da un proiettile, è morto all’istante. Tanja era terrorizzata, ma in quel momento pensava solo a come premere l’acceleratore, nel caso in cui fosse stata colpita, per portare le sue bambine in salvo.

Io mi sono fermata soltanto alcuni mesi con queste persone. Al mio rientro a casa nei Paesi Bassi, m’accorgo che qualcosa dentro di me è cambiato profondamente. I mesi in Ucraina mi hanno impartito una “lezione di vita”: una fede incrollabile in Dio e la dignità di saper perseverare sempre, senza alcun lamento. Ebbene, sono state le donne ucraine come Tanja, Irina e Oleksandra, che mi hanno insegnato con la loro vita che vale la pena di credere in un Dio che non abbandona mai la sua gente.  

Beatriz Lauenroth

Foto: ©privato

La Pasqua è di Cristo!

La Pasqua è di Cristo!

In questa occasione, Insieme per l’Europa ha unito le forze con un importante Associazione ortodossa – l’Assemblea interparlamentare dell’Ortodossia (I.A.O.) – così come con il Movimento dei Focolari e JC2033, un Movimento che invita a intraprendere un cammino ecumenico verso il 2033, il Giubileo dei 2000 anni dalla risurrezione di Gesù.

Gerhard Pross, moderatore di IpE, ha presentato al Patriarca l’iniziativa “Pasqua insieme 2025”. “Nel nostro desiderio che la fede sia il fondamento dell’Europa”, ha detto, ”crediamo che il 1700° anniversario del Concilio di Nicea sia un’ottima occasione per concentrarsi sull’unità dei cristiani, perché il Credo niceno è la nostra comune confessione di fede. Per questo vogliamo sostenere tutto ciò che sta facendo, affinché si accenda un nuovo fuoco e si possa testimoniare il Cristo risorto su larga scala”.

Nella sua risposta, il Patriarca Bartolomeo ha annunciato che una Commissione ecumenica sta lavorando al programma per la commemorazione della Pasqua comune e per la celebrazione del 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico. La commissione ha già visitato Iznick – il nome turco di Nicea – ed esaminato le condizioni.

Il sindaco di Nicea è molto favorevole e pronto a collaborare con questa Commissione. È stato anche esteso un invito a Papa Francesco. Da quello che ricorda, questo sarà il loro 13° incontro. Ha anche sottolineato che la data della Pasqua non è una questione di dogma o di fede, ma di calcolo astronomico.

L’iniziatore del progetto “Pasqua insieme 2025” è l’I.A.O.. Ioan Vulpescu, il suo nuovo Presidente (ed ex ministro rumeno dell’Istruzione), ha ricordato il significato della parola “ecumenismo” (oikoumene): cioè, il mondo abitato, la terra concepita come una casa dove vivono tutti i popoli, tutte le tribù e tutte le lingue. La missione dell’I.A.O. è quella di far sì che ogni credente, ovunque si trovi, in qualsiasi stato e all’interno di qualsiasi società, si senta sicuro a casa propria. Un’ “oikoumene” da costruire attraverso il dialogo!

Il Patriarca ha elogiato gli sforzi dell’I.A.O. per promuovere i valori cristiani e rafforzare il dialogo tra i popoli. Ha sottolineato, inoltre, il suo ruolo nella difesa dei diritti umani e nella promozione della convivenza pacifica, nello spirito di amore di Cristo che ha detto: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.  Ha osservato con grande tristezza il conflitto in corso in Ucraina, che non solo minaccia la stabilità della regione, ma sta anche causando nuove divisioni all’interno della Chiesa ortodossa. Prega costantemente per la pace e la riconciliazione.

Meno di una settimana dopo, il 19 settembre, la stessa delegazione è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco a Roma; egli ha espresso la sua gioia per il lavoro svolto e per vederci insieme, cristiani che rappresentano tutte le famiglie delle Chiese. Ha condiviso la speranza che “la celebrazione comune del giorno della Risurrezione non sia più un’eccezione, ma diventi la norma”. E ha incoraggiato le persone coinvolte nella ricerca di un accordo condiviso, “evitando tutto ciò che potrebbe, al contrario, portare a nuove divisioni”.

Nel suo intervento a nome di “Pasqua Insieme 2025”, Ioan Vulpescu, presidente di I.A.O., ha sottolineato il messaggio positivo che questa iniziativa porta ad un’Europa in crisi per unificare la data della Pasqua. È meraviglioso che i parlamentari si preoccupino dell’unità della Chiesa e della sua testimonianza nella società.

È stato toccante che Papa Francesco abbia trovato il tempo di salutarci personalmente, rinunciando a leggere il discorso che aveva preparato (per leggero clicca qui>>).

Infine, la cosa più importante per lui non è il calendario, ma testimoniare insieme la risurrezione di Cristo, che manifesta l’amore di Dio per tutta l’umanità. “Soprattutto”, continua,” la Pasqua non è frutto della nostra iniziativa, di un calendario o di altro… La Pasqua è di Cristo! E a noi fa bene chiedere la grazia di essere sempre più suoi discepoli…

Cerchiamo pertanto di riflettere, condividere e progettare insieme, tenendo Gesù davanti a noi, grati per la sua chiamata che ci ha rivolto e desiderosi, di diventare, nell’unità, suoi testimoni, affinché il mondo creda”.

Martin Hoegger

Foto: © VaticanMedia e Centro Uno

In politica per unire

In politica per unire

Certo! E si tratta di un rapporto molto importante per me. Se uno vuole vivere la politica con l’ideale del servizio, ha bisogno di conoscere altri politici, che hanno lo stesso scopo. La possibilità di creare una “rete positiva” con altri anche durante l’incontro a Praga mi ha molto aiutato all’inizio della mia vita politica. E mi aiuta ancora.

Vedere e capire, quanto impegno ci vuole. La politica è un campo specifico, che tocca la vita di ognuno di noi. Ed è fondamentale che in politica entrino uomini e donne che vogliono mettersi a servizio degli altri. Altrimenti, si lascia spazio a quanti cercano solo il potere. Io cerco di invitare altri amici in politica, soprattutto giovani.

La politica ha bisogno di ideali buoni! Se questi mancano, diventa soltanto una “tecnocrazia”, e più tardi “autocrazia” di qualcuno, che al posto dell’ “insieme” mette “io da solo”. L‘”insieme” non lo cercano tutti. Però, noi siamo chiamati a fare del nostro meglio, perché crediamo che questo “insieme” è proprio quello di cui il nostro mondo ha bisogno. Facciamo bene la nostra parte e il resto lo lasciamo nelle mani del Signore.

Da quattro anni sono il Vicepresidente del nostro Governo regionale. La Regione si chiama “Boemia del Sud.” Mi occupo soprattutto di agricoltura e di ecologia; se fossi stato eletto al Parlamento Europeo, avrei fatto parte di questi Comitati (AGRI ed ENVI). La campagna elettorale era un bellissimo periodo della mia vita. Nella nostra lista sono stati eletti i primi sei: io ero al settimo posto. Ma sono sicuro che il Signore sa perché. Quindi, non vedo l’ora di capire dove mi invita la prossima volta.

La sfida più grande, secondo me, è che pochi si impegnano in politica. Conosco città in cui nessuno vuole fare il sindaco. Se nessun politico democratico lo farà, arriverà un estremista, che prende questo spazio per sé stesso. Ciò può succedere anche nei nostri Parlamenti. La cosa più importante è invitare uomini e donne nuovi ad impegnarsi in politica, pronti a “mettere le mani in pasta” e servire gli altri attraverso la politica. Far capire questa responsabilità è qualcosa che Insieme per l‘Europa potrebbe dare come contributo alla mia generazione.

Diego Goller

Completarsi ed arricchirsi reciprocamente

Completarsi ed arricchirsi reciprocamente

Al grande Incontro di Insieme per l’Europa del 2007 a Stoccarda mi sono resa conto per la prima volta che in altre Chiese ci sono cristiani convinti ed impegnati con cui mi sono subito capita. Inoltre, ho visto una vita ricca e varia, piena di gioia. Questa vita vorrei promuoverla anche nel mio ambiente.

Affidiamo continuamente a Dio i nostri desideri in una preghiera che abbiamo formulato insieme. Abbiamo prenotato l’alloggio e il Centro congressi e trovato una ditta per l’attrezzatura delle traduzioni. Si sta formando una band per il programma musicale. Alcuni di noi partecipano alle riunioni internazionali online delle équipe che si dedicano al programma ed all’organizzazione, che ogni volta ci danno ispirazioni. Per contenere i costi, cerchiamo sponsor; alcuni li abbiamo già trovati.

Siamo molto contenti che, oltre ai sostenitori di Insieme per l’Europa, possano partecipare all’incontro anche i nostri amici che hanno a cuore l’unità delle diverse comunità cristiane e l’unità in Europa. Sono invitati anche coloro che desiderano conoscere la nostra rete; siamo sorpresi dalle numerose reazioni positive. Mostrano interesse anche persone che occupano posizioni di responsabilità nelle Chiese e nella politica. Mi stupisco di quante cose buone siano possibili nell’amore reciproco, che è la base delle nostre decisioni.

Spontaneamente direi che dovremmo far fare a tutti l’esperienza dell’insieme. Se le persone si conoscono reciprocamente, guadagnano fiducia e sperimentano che si possono completare e arricchirsi a vicenda. È proprio questo che sperimento continuamente in Insieme per l’Europa.

Ogni persona è figlia di Dio e quindi voglio trattare i miei prossimi con interesse e rispetto. Questo rende più facile affrontare molte difficoltà della vita, si avvertono accettazione e sostegno. Sono sempre profondamente toccata quando, senza aspettative, faccio qualcosa con cristiani di altre comunità e gli aspetti elementari della vita vengono trattati in grande accordo.

Cornelia Koni Brand

La passione di “riaccendere” i valori cristiani

La passione di “riaccendere” i valori cristiani

Riportiamo qui la testimonianza di Gerhard Pross, moderatore di Insieme per l’Europa, invitato a Tessalonica (Grecia) a firmare una Dichiarazione comune di cristiani di diverse Chiese, in vista delle imminenti Elezioni europee nel giugno 2024.


Il 15 maggio 2024 è stata firmata la Dichiarazione Europa, sii te stessa!”>>. Ho avuto l’onore di firmarla insieme al Presidente della CEC[1], l’arcivescovo Nikitas, al presidente della COMECE[2], il vescovo Mariano Crociata e al Segretario generale dell’I.A.O.[3], Maximos Charakopoulos.

Era piuttosto insolito per noi, come rete di Movimenti, di essere rappresentati a questo livello; ma sono stati i parlamentari ortodossi a dare grande importanza alla nostra voce, perché sapevano che stavamo dando un contributo attivo alle radici cristiane dell’Europa.

Nel mio breve saluto alla cerimonia della firma, ho potuto fare riferimento alla conversazione tra l’allora Presidente della Commissione UE Romano Prodi e Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari. In quell’occasione, Prodi chiese a Chiara Lubich come avrebbe potuto lui fare politica cristiana, se i cristiani stessi non avessero alzato la loro voce. Chiara ci motivò allora a progettare un evento, che si tenne poi nel maggio 2004, dal tema “Insieme per l’Europa” e che mostrò in modo impressionante quanto i Movimenti cristiani contribuiscano con il loro impegno alla nostra società.

La firma è stata il preludio di una “Conferenza politica internazionale” di due giorni a Tessalonica, con l’obiettivo di esprimere i valori cristiani in Europa. Numerosi rappresentanti delle Chiese citate, politici di Paesi europei, professori universitari di Tessalonica e altri esperti sono intervenuti in numerose sessioni plenarie. A volte c’erano posizioni controverse, con accesi dibattiti sulla differenza tra valori cristiani ed europei, sul perché il Documento sul futuro dell’UE non menziona affatto le Chiese e la fede, e su come affrontare la crescente secolarizzazione. D’altra parte, sono emerse posizioni cristiane molto chiare ed incoraggianti, ad esempio da parte del ministro della Cultura albanese.

I nostri “7 SÌ“>>, che ho potuto introdurre già nel primo giro di colloqui, hanno avuto una risonanza positiva in diverse occasioni. Molte persone hanno chiesto con attenzione cosa fosse Insieme per l’Europa, non sapendone nulla, e ne erano interessate. Si sono creati numerosi contatti; la conferenza ha aumentato la consapevolezza della necessità di garantire che i valori cristiani (e la fede cristiana) non vengano allontanati dalla coscienza dell’UE. L’ultimo giorno un partecipante ha riassunto così il problema principale: “Noi cristiani non siamo ascoltati, perché non siamo uniti e quindi non parliamo con una sola voce”.

Dovremmo alzare la voce con più coraggio e difendere più chiaramente i nostri valori, senza imporli agli altri – questo ho dichiarato lì, questa è la mia profonda convinzione.

Tessalonica, Pentecoste 2024

Gerhard Pross


[1] CEC = Conferenza delle Chiese europee. La CEC è una comunità di circa 114 chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche di tutti i Paesi europei.

[2] COMECE = Commissione delle Conferenze episcopali [cattoliche] dell’Unione europea.

[3] Assemblea interparlamentare dell’Ortodossia

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