da Federico Castiglioni | Feb 7, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Il sogno europeo è stato, fin dalla sua creazione, un’occasione di superare quelle diffidenze reciproche tra i popoli europei e quei pregiudizi che li hanno accompagnati per diversi secoli.
Tuttavia, nella storia dell’integrazione europea il capitolo “giovani” è stato spesso sacrificato a favore di altri temi, non meno importanti, come l’ambiente o i diritti per i lavoratori. Le cose hanno iniziato a cambiare tra gli anni ’90 e il 2000, quando si sono pensati da una parte alcuni programmi di scambio giovanile, il più famoso l’Erasmus tra studenti universitari, dall’altro alcuni programmi di sostegno all’ occupazione come Garanzia Giovani.
L’ Europa è una prospettiva allettante per i giovani. Molti di loro la vedono come un’opportunità di creare veramente una comunità più vasta, di uomini e donne, che possano cercare punti di contatto tra culture e tradizioni che già oggi hanno una forte radice comune. L’Europa è anche un’opportunità di lavorare e di viaggiare, di ampliare i propri orizzonti e non sentirsi più chiusi nei nostri ormai angusti confini nazionali. Le manifestazioni dei giovani dopo la Brexit, che a gran voce chiedevano di rivedere il voto sull’ appartenenza all’Unione Europea, ci dice molto sull’ attaccamento che ormai molti ragazzi sentono nei confronti del nostro continente e dei nostri valori.
D’altra parte, chi pensa che tra i giovani prevalga una visione ottimista e rassicurante dell’Europa, si sbaglia. Ogni giorno la nostra generazione si chiede se effettivamente le promesse di benessere, materiale e spirituale, di uguaglianza tra i popoli europei e di amore tra le nostre nazioni siano state mantenute. L’ Italia ha il 40% di disoccupazione giovanile e, che sia colpa dei nostri governi o dell’Unione Europea, fatto sta che dove manca il lavoro manca la dignità (come sostenuto sia da Benedetto XVI che da Francesco). La reazione europea alla crisi economica e fiscale è stata lenta e insufficiente, aggravando le diseguaglianze e generando molta sofferenza. Se fino a 5-6 anni fa non una sola voce si levava contro il progetto europeo, oggi sono in molti a volersi allontanare da quel sogno, reputandolo ormai irrealizzabile. In questo contesto i giovani si rendono perfettamente e lucidamente conto dei problemi. La così detta “generazione Erasmus” si sta disaffezionando al sogno europeo, come indicano le preferenze di voto in Italia, Spagna e Francia.
Eppure, la prospettiva potrebbe cambiare ed essere rivoluzionata, nei pensieri di chi governa l’Europa, proprio dal futuro dei giovani. Quale mondo ci aspetterà? Una società divisa, ingiusta e piena di paura, oppure una che sia unita e rassicurante con i propri cittadini, che tuteli lo Stato di diritto e veda il futuro con speranza? La differenza tra avere l’Europa e non averla è proprio questa. Per salvare il futuro dei giovani, chi ci governa deve fare alcuni sacrifici. Non stiamo parlando di ridurre auto e stipendi, un obiettivo che ci sembra ormai raggiunto anche con troppa solerzia. No, il vero sacrificio è di rinunciare al potere per uno scopo più alto. Perché ancora non si è creato, per esempio, un ministero dell’economia europeo? Siamo un’Unione con una moneta e senza uno Stato. Perché non esiste una diplomazia europea? Mantenere relazioni diplomatiche ufficiali tra Paesi che fanno parte di quella che è, sotto molti punti di vista, quasi una confederazione (e i cui ministri si sentono quotidianamente) è solo uno spreco di denaro. Perché non esiste una vera elezione per il presidente della Commissione europea? Poter vedere, anche in televisione o nelle piazze, chi governerà l’Europa, potrebbe portare più responsabilità in alto e più consapevolezza in basso. Perché queste cose non si fanno o si procede lentamente, quasi con stanchezza?
Chi è cristiano conosce la risposta, perché conosce bene la differenza tra quel potere usato per sé stesso e quel potere il cui fine è il mantenimento della comunità, della quale i politici si devono prendere cura. I giovani sono certamente pronti a sostenere il sogno europeo, a patto che parta da una comunità di uomini e donne, non di interessi e regolamenti. E’ solo con un obiettivo comune e una consapevolezza di condividere lo stesso destino e lo stesso cammino che si può fare l’indispensabile salto culturale che serve alla nostra Europa. Un salto che si può fare anche domani perché, ancora una volta, è la scelta degli uomini che cambia il corso della storia.

di Federico Castiglioni (Roma, 17/11/88). Laureato in Scienze politiche, è attualmente dottorando in Studi europei ed internazionali presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato diversi articoli, divulgativi e scientifici, sempre affrontando temi legati all’ attualità europea o al ruolo dell’ Unione Europea nel mondo globale. E’ responsabile relazioni esterne dei Giovani Federalisti Europei (JEF Italy) e delegato presso il Forum italiano dei giovani. (altro…)
da TogetherforEurope | Gen 27, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
“(…) Tutte le tappe e le fasi che ci sono state nella storia dell’umanità, avevano un denominatore comune: erano caratterizzate dall’inclusione da un lato e dall’esclusione dall’altro in cui c’era una identificazione reciproca, attraverso l’inclusione e l’esclusione.
Il “noi” si poteva misurare con l’ostilità reciproca. Il significato del “noi” era che noi non siamo loro.E il significato di loro era che loro non sono noi. Gli uni avevano bisogno degli altri per esistere come entità collegata l’una con l’altra e potersi identificare in un luogo o un gruppo di appartenenza. E’ stato così per tutta la storia dell’umanità.Questo ha portato a grandi spargimenti di sangue. Una forma di autoidentificazione che nasce dall’identificazione di qualcosa di altro rispetto al prossimo.
Oggi ci troviamo di fronte alla necessità ineludibile della prossima tappa in questa storia, nella quale stiamo espandendo la nozione di umanità.
Parlando di identità di se stessi, abbiamo un concetto di quello che includiamo in questa idea di umanità messa insieme. Direi che ci troviamo di fronte a un salto successivo che richiede l’abolizione del pronome loro. Fino a questo momento i nostri antenati avevano qualcosa in comune: un nemico. Ora, di fronte alla prospettiva di una umanità globale, dove lo troviamo questo nemico?
Ci troviamo nella realtà cosmopolita, quindi ogni cosa fatta anche nell’angolo più remoto del globo, ha impatto sul resto del nostro pianeta, sulle prospettive future. Siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri e non si può tornare indietro. (…)”
Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, 18.09.2016 Assisi, all’Assemblea di apertura dell’incontro “Sete di Pace” |
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da TogetherforEurope | Gen 27, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, Italia, News
“(…) Desidero, adesso, rivolgermi soprattutto ai giovani.
So bene che la vostra dignità è legata anche al lavoro. E so bene che oggi, nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi.
La vostra è la generazione più istruita rispetto a quelle che vi hanno preceduto. Avete conoscenze e potenzialità molto grandi. Deve esservi assicurata la possibilità di essere protagonisti della vita sociale.
Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio.
I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno.
E quando non si può riportare nel nostro Paese, l’esperienza maturata all’estero viene impoverita l’intera società.
Nel febbraio scorso, in una Università di New York, ho incontrato studenti di ogni continente. Una ragazza ha aperto il suo intervento dicendo di sentirsi cittadina europea, oltre che italiana.
Tante esperienze di giovani che condividono, con altri giovani europei, valori, idee, cultura, rendono evidente come l’Europa non sia semplicemente il prodotto di alcuni Trattati. Un Continente che, dopo essere stato, per secoli, diviso da inimicizie e guerre, ha scelto un cammino di pace e di sviluppo comune.
Quei giovani capiscono che le scelte del nostro tempo si affrontano meglio insieme. Comprendono, ancor di più, il valore della pacifica integrazione europea di fronte alla tragedia dei bambini di Aleppo, alle migliaia di persone annegate nel Mediterraneo e alle tante guerre in atto nel mondo.
E non accettano che l’Europa, contraddicendosi, si mostri divisa e inerte, come avviene per l’immigrazione.
Dall’Unione ci attendiamo gesti di concreta solidarietà sul problema della ripartizione dei profughi e della gestione, dignitosa, dei rimpatri di coloro che non hanno diritto all’asilo. (…)”
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, dal discorso alla nazione, 31.12.2016 (altro…)
da TogetherforEurope | Gen 27, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Un anniversario in comunione
“È per me una grande gioia essere qui oggi, a dare testimonianza dell’opera dello Spirito Santo che semina unità tra i seguaci di Gesù. Lo Spirito Santo, con le parole di Martin Lutero, «chiama tutta la cristianità sulla terra, la raccoglie, illumina, santifica e mantiene in Gesù Cristo, nell’unica vera fede». Oggi, a Lund e a Malmö, sperimentiamo il miracolo moderno dello Spirito Santo così come i discepoli lo hanno sperimentato nella mia città natale di Gerusalemme duemila anni fa. Oggi, mentre ci riuniamo per esprimere la speranza di unità, ricordiamo la preghiera sacerdotale di Cristo «perché tutti siano una sola cosa […], perché il mondo creda» (Giovanni 17, 21). Ringraziamo il Dio Uno e Trino perché stiamo passando dal conflitto alla comunione.
L’incontro storico odierno trasmette al mondo intero il messaggio che gli impegni religiosi perseguiti con forza possono portare a una riconciliazione pacifica invece di apportare più conflitti al nostro mondo già tormentato. Quando persone religiose operano per l’unità e la riconciliazione, la religione può promuovere la prosperità di tutte le comunità umane. (…)”
Dal discorso del vescovo Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale, Lund, 31/10/2016
Un anniversario in comunione – La commemorazione del quinto centenario della Riforma
Il cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in un articolo sull’Osservatore Romano (17.1.2017) spiega il significato della commemorazione comune cattolico-luterana del quinto centenario dell’inizio della Riforma.
Koch ricorda la preghiera ecumenica di Papa Francesco a Lund il 31.10.2016 con il vescovo Munib Younan, Presidente della Federazione mondiale luterana (LWB) in occasione della ricorrenza della Riforma. La preghiera storica “non è stata soltanto accolta con gratitudine, ma ha incontrato anche critiche e opposizioni. Mentre, da parte cattolica, si è temuta una deriva protestante del cattolicesimo, da parte protestante si è parlato di un tradimento della Riforma”. Invece – osserva Koch – la commemorazione di questo anniversario “si presenta a entrambe le parti come un gradito invito a dialogare su ciò che i cattolici possono imparare dalla Riforma e su ciò che i protestanti possono trarre dalla Chiesa cattolica come arricchimento per la propria fede”, superando ogni tono fazioso e polemico.
Martin Lutero allora “non voleva assolutamente la rottura con la Chiesa cattolica e la fondazione di una nuova Chiesa, ma aveva in mente il rinnovamento dell’intera cristianità nello spirito del Vangelo. (…) Il fatto che, all’epoca, questa sua idea di riforma non abbia potuto realizzarsi è dovuto in buona parte a fattori politici.”.
La commemorazione del 2017 – sottolinea ancora il porporato – deve essere intesa dunque “come un invito a ritornare alla preoccupazione originaria di Martin Lutero” alla luce di tre concetti chiave: gratitudine per i 50 anni di intenso dialogo tra cattolici e luterani, un pentimento pubblico accompagnato da una purificazione della memoria storica e la speranza che una commemorazione comune della Riforma possa permettere “di compiere ulteriori passi verso una comunione ecclesiale vincolante. Quest’ultima deve rimanere l’obiettivo di ogni sforzo ecumenico e, pertanto, è anche e precisamente a essa che deve mirare la commemorazione della Riforma. Dopo cinquecento anni di divisione, dopo aver vissuto per un lungo periodo in modo contrapposto o parallelo, dobbiamo imparare a vivere gli uni insieme agli altri vincolati più saldamente, e dobbiamo farlo già oggi.”
(riassunto di Beatriz Lauenroth) (altro…)
da TogetherforEurope | Gen 27, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
In occasione del Conferimento del Premio Carlo Magno a Roma, il 6 maggio 2016, Papa Francesco ha confidato il suo sogno per l’Europa
(…) Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, «un costante cammino di umanizzazione», cui servono «memoria, coraggio, sana e umana utopia».
Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita.
Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo.
Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto.
Sogno un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano.
Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile.
Sogno un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei beni.
Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti.
Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia. Grazie.
Conferimento del Premio Carlo Magno – Stralcio dal discorso di Papa Francesco, Roma, Sala Regia, Venerdì, 6 maggio 2016
Per vedere il video: https://www.youtube.com/watch?v=SMRhgPv9DAU
Per leggere il testo integrale: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html (altro…)
da Maria Trélat | Gen 27, 2017 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
UN PUNTO DI VISTA FRANCESE DOPO 60 ANNI DAI TRATTATI DI ROMA
Ci siamo! Non ci siamo tutti ma siamo comunque arrivati a 28 paesi per festeggiare i 60 anni dell’Europa. Il 25 marzo 1957, data dei Trattati di Roma, solo 6 Paesi europei firmarono la creazione della Comunità Europea, che dal 1993 diventerà l’Unione Europea. Tra questi 6 Paesi fondatori c’era convintamente la Francia. Condotti dall’idea di Jean Monnet, che ha trovato un eco grazie alla voce di Robert Schuman, i francesi hanno accettato la grande idea europea.
Vista, come uno strumento di pace e di stabilità, l’idea d’Europa era al servizio dei Paesi per una ricostruzione veloce e più facile del continente. Dalla Francia e dai suoi dirigenti successivi l’Europa fu considerata anche (forse soprattutto) come un trampolino verso un potere e un’influenza più larga, perché di dimensione europea. L’amore per la patria francese, la difesa dei valori nazionali e l’influenza della Francia nel mondo hanno caratterizzato l’azione della Francia nel processo d’integrazione europea. Come ha ricordato il Generale De Gaulle nel 1954: toccare la sovranità francese non faceva parte del “contratto europeo” e la Francia l’ha mostrato fino ad oggi.
Tuttavia, i grandi padri fondatori francesi, che amavano l’Europa quanto la Francia stessa, hanno fortunatamente lasciato una progenie fertile. Molti presidenti francesi, Valéry Giscard d’Estaing in testa, hanno continuato ad adoperarsi per la causa europea. D’Estaing, riprendendo i discorsi pieni di speranza dei padri fondatori, ha lasciato sognare (come Jacques Delors) un’Unione Europea politica: un’unione dei popoli europei, unita, ma rispettosa della diversità di ogni cultura e religione.
Nel 2005, per il referendum sulla costituzione europea, i francesi hanno però ricordato che, se la politica e i dirigenti possono fare molto, essi sono impotenti senza il consenso popolare. Il referendum per la costituzione europea è stato infatti respinto dalla maggioranza dei francesi. L’esperienza del 2005 è sicuramente la dimostrazione più chiara del punto di vista francese sull’Unione. E’ un ritornello che i francesi intonano spesso: se l’Unione Europea è necessaria, avere più Europa “sarebbe troppo”. Troppo perché? Perché i francesi come numerosi popoli europei hanno paura di essere inglobati in un’Europa sovranazionale, dove non ci sarebbe più distinzione tra un francese e un italiano, dove la particolarità e la sovranità di ogni Paese sarebbero assorbite da un grande “Tutto Europeo”.
Oggi, se i francesi accettano l’Europa, è perché sentono valorizzata la loro identità e il loro ordine socio-economico. Ma, ancor di più, i francesi accettano l’Europa, perché condividono i valori primari che sono la base dell’Europa dal 1957: la solidarietà, la condivisione, la libertà, la pace e la fratellanza tra i popoli. Tutti quei valori, quindi, che sono per la maggior parte di derivazione cristiana e che sono quello che i francesi vedono nell’Europa. Tralasciando le implicazioni religiose, si sentono attaccati a questi fondamenti morali che sono la base dell’Europa di oggi. Anche se pensare questi valori e rivendicarli non vuol dire sempre applicarli – lo vediamo nell’attuale crisi dei rifugiati –, rimane il fatto che i francesi si sentono parte costituente di questa realtà europea.
Il 25 marzo 2017 saranno celebrati i 60 anni dei Trattati di Roma a Roma. L’anniversario ci ricorda quindi che l’Europa è giovane! I diversi eventi, congressi e la marcia per l’Europa saranno dei momenti forti. Al di là della necessità del rilancio politico europeo, sarà anche l’occasione di richiamare i valori cristiani che sono comuni a tutti i popoli europei. Questi valori saranno, secondo me, la base del rilancio europeo, perché sono ora i soli che non sono fonte di paura, ma d’unità.

Marie Trélat, studentessa francese di Scienze Politiche, specializzata sull’Unione Europea, in particolare sull’Europa centrale ed orientale. Vive attualmente a Roma (progetto Erasmus) e frequenta l’Università LUISS Guido Carli. E’ membro della GFE – Roma (Gioventù federalista europea) e si occupa dell’ufficio relazioni internazionali della sezione di Roma. Per 5 mesi ha lavorato alla redazione francese di Radio Vaticana (altro…)