da TogetherforEurope | Apr 2, 2019 | 2019 Giornata dell'Europa, News
All’ incontro di febbraio di quest’anno, con quasi tutti i Movimenti e Comunità della Slovenia impegnati in Insieme per l’Europa, abbiamo preso sul serio l’idea nata a Praga nel novembre scorso, di organizzare il 9 maggio, Festa dell’Europa, come un evento che lasci un forte timbro in tutto il popolo sloveno, presentando i valori di Insieme per l’Europa.
Inoltre, il 3 maggio andremo in gran numero a Klagenfurt/Carinzia in Austria per festeggiare il giorno dell’Europa anche con alcuni nostri vicini dell’Italia.
Il 4 maggio invece saremo a Brezje nel più conosciuto santuario mariano in Slovenia, dove l’arcivescovo Stanislav Zore celebrerà la Messa, e insieme pregheremo per un’Europa unita. Subito dopo è previsto un momento di incontro tra noi di diversi Movimenti e Comunità; sarà una bellissima occasione per approfondire l’unità e l’amicizia che ci lega da tempo.
Per cogliere l’invito di dare voce a questo evento e di portare l’idea della Festa dell’Europa in tutti i posti della Slovenia, usiamo anche tutti i mezzi di comunicazione. Nei vari appuntamenti vogliamo invitare pure quest’anno varie personalità e anche la stampa, dove ormai esistono diversi contatti.
Parteciperemo pure alla rete di preghiera che si svolge in Europa dal 25 marzo fino al 9 maggio. Inoltre, abbiamo deciso di fare cose concrete per la Riconciliazione in Slovenia.
Marjana e Pavel Snoj, a nome del Team di Insieme per l’Europa in Slovenia (altro…)
da TogetherforEurope | Mar 30, 2019 | 2019 Giornata dell'Europa, News, Österreich
Siamo un gruppo di Movimenti di diverse Chiese in Carinzia. Pregando insieme e dialogando tra noi, abbiamo riflettuto su come celebrare la “Giornata dell’Europa 2019”.
Attraverso il contatto con l’Europahaus (Casa dell’Europa) a Klagenfurt abbiamo trovato un posto adatto e questo ci ha permesso di delineare il nostro progetto.
La tematica centrale sarà “Europa senza Cristo?” Con la presentazione dei nostri 7 SÌ vorremmo ispirare riflessioni su come possiamo contribuire ad un’Europa sostenibile.
Viviamo qui in Carinzia, ad un crocevia dell’Europa, dove tre popoli sono di casa. Per secoli vi si sono stabiliti romani, slavi e tribù germaniche. Per questo motivo abbiamo invitato ospiti da Lubiana, Trieste e Graz per incontrarci e scambiarci le nostre esperienze.
Il 3 maggio 2019 avremo l’opportunità di celebrare un cammino di rapporti e concordia e di 70 anni di pace. Insieme possiamo valorizzare ciò che ci viene donato dalla diversità dei popoli in Europa.
Celebrando la nostra “Giornata dell’Europa” vogliamo ringraziare per tutto questo ed esprimere la nostra speranza per un futuro di pace.
Manfred e Fini Wieser, gruppo di Insieme per l’Europa della Carinzia
Invito da scaricare (in tedesco) Flyer Europatag 2019 MfE Österreich Klagenfurt “Europa Einheit in Vielfalt”>> (altro…)
da TogetherforEurope | Mar 23, 2019 | 2019 Giornata dell'Europa, Italia
Quanti avevano partecipato nel novembre scorso all’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa ci hanno coinvolti nell’esperienza vissuta e nei progetti per il 9 maggio 2019.
Tutti abbiamo dato la nostra disponibilità ad organizzare una Veglia di preghiera. Già dai primi contatti ci ha sorpreso trovare tanto interesse per l’argomento: infatti, ci venivano segnalati nuovi gruppi interessati e si è aperto un ventaglio di rapporti.
Il primo passo è stato rivolgerci alla Chiesa locale per creare in sinergia l’evento del 9 maggio. Siamo andati poi dal sacerdote responsabile del Centro Universitario e coordinatore di un ‘Festival biblico’, che si svolgerà proprio dal 10 al 12 maggio. Abbiamo trovato piena accoglienza, anche perché questo evento ha come tema “la Città e la Cittadinanza”; l’Europa era un argomento già in calendario e così abbiamo proposto l’inserimento della Veglia di Insieme per l’Europa nel programma del Festival.
Ci è stato chiesto, inoltre, di far parlare un esperto dell’Europa ad un evento con i giovani che consiste in un concorso fotografico a premi, rivolto a studenti della scuola secondaria di Padova e provincia, dal tema: “Mai senza l’altro”. Il responsabile del Festival ci ha pure chiesto di inserire nella serata dedicata all’Europa un breve video sulla storia di Insieme per l’Europa.
Abbiamo parlato con il responsabile della Pastorale per i Migrantes, che ci ha aperto un mondo sconosciuto: nella Diocesi di Padova sono presenti 110.000 immigrati, più della metà cristiani, seguiti da alcuni sacerdoti originari dei loro stessi Paesi. Ci siamo trovati poi con 12 sacerdoti della pastorale per i Migrantes da India, Sri Lanka, Cina e Europa dell’Est, che hanno accolto la proposta della Veglia e della serata. Mai ci saremmo immaginati di parlare, in una povera canonica, a una rappresentanza così mondiale!
Inoltre abbiamo conosciuto il responsabile del Consiglio ecumenico delle Chiese, un prete ortodosso-rumeno: l’essere inserito in un ‘Festival biblico’ è per lui fonte di gioia, perché “è la Bibbia che ci unisce tutti”.
Successivamente abbiamo incontrato il Consiglio ecumenico quasi al completo: presenti i responsabili delle Chiese Greco-ortodossa, Rumeno-ortodossa, Metodista e Luterana. Con loro abbiamo deciso di tenere la Veglia proprio il 9 maggio, come apertura del Festival, nella chiesa di S. Sofia, una bellissima chiesa romanica a Padova.
Tutte le componenti contattate sono inserite nella commissione preparatoria della Veglia (ora internazionale ed ecumenica), Veglia che sarà conclusa da un momento conviviale con pietanze del proprio Paese.
Il Team di Insieme per l’Europa di Padova
Scarica la Locandina Giornata dell’Europa Padova 9 maggio 2019>>
Stampa diocesana di Padova: Scarica Articolo Diocesi Padova sull’evento 2019>> (altro…)
da TogetherforEurope | Feb 7, 2019 | 2018 Amici Praga, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Clarita e Edgardo Fandino, responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame”, vivono a Bogotá in Colombia. Hanno partecipato al recente incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Praga. Abbiamo voluto conoscere più da vicino la loro esperienza.
1) Qual è stata la vostra esperienza con gli “Amici di Insieme per l’Europa” a Praga?
È stato commovente essere testimoni diretti di questa iniziativa che, partendo dalle sinergie tra molti Movimenti, cerca di dare risposte di speranza ad un mondo secolarizzato invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità di fronte alla società e al mondo senza isolarsi, ma condividendo le proprie ricchezze evangeliche. Personalmente avremmo voluto conoscere più da vicino i carismi specifici dei vari Movimenti presenti, ma supponiamo che da un lato fosse già stato fatto in precedenti incontri e dall’altro il tempo limitato del programma non l’abbia permesso. Durante questi due giorni di incontro, nei momenti liberi e nelle conversazioni, abbiamo potuto condividere esperienze con molti dei presenti. Abbiamo notato un’atmosfera di rispetto, fraternità e apertura che deve essere estesa ai vari ambienti di vita, per essere veri agenti di trasformazione come il lievito nella pasta.
2) Come colombiani, come vedete l’Europa attuale?
Non abbiamo partecipato a questa riunione di Insieme per l’Europa come colombiani, ma come responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame”, che ha avuto origine in Francia e che oggi è presente in 92 Paesi dei cinque continenti. Come colombiani, abbiamo notato grandi differenze tra l’Europa e l’America di oggi e, naturalmente, con la nostra nativa Colombia. L’Europa di oggi sta vivendo un processo di secolarizzazione molto più pronunciato che in America ed è influenzato dai venti di crisi e di disgregazione con tendenze separatiste che minano le istituzioni e i regimi in atto. Le tendenze populiste con gli agitatori che polarizzano e raccolgono il malcontento sono un problema che ha già raggiunto dimensioni universali. Oggi più che mai, è indispensabile che noi, che professiamo valori di fede, siamo più attivi nel promuovere iniziative di cambiamento che portino valori trascendenti. Come ha detto Ernesto Sabato, questo scrittore meraviglioso e osservatore critico delle realtà del mondo: “Una cosa certa è la convinzione che solo i valori spirituali saranno in grado di salvare la condizione umana da una catastrofe annunciata.”
3) Siete i responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame” e avete appena concluso un importante incontro internazionale a Parigi. Alla fine di questo incontro, quali sono i vostri progetti e le prospettive per il futuro?
Abbiamo assunto la responsabilità internazionale del Movimento “Equipes Notre-Dame” lo scorso luglio a Fatima, in Portogallo, dove, insieme a circa 9000 presenti da più di 70 Paesi, tra cui 400 sacerdoti e vescovi, 4000 coppie e 200 vedovi, abbiamo vissuto una settimana di incontro che aveva come tema la parabola del figliol prodigo, con il motto: “Riconciliazione, segno d’amore”. Al termine di questo incontro, sotto forma di mandato, abbiamo stabilito gli orientamenti di vita per i membri del Movimento nei prossimi sei anni. Come linea guida il nostro motto é: “Non abbiate paura, andiamo avanti”; è un invito ad agire, a concretizzare la nostra vocazione e la nostra missione, partendo dallo specifico del nostro carisma: la spiritualità coniugale.
L’incontro che abbiamo avuto di recente a Parigi, con il gruppo di responsabili internazionale, il primo dei 3 incontri annuali, aveva come scopo di stabilire la strada da percorrere per portare a ciascuno dei membri del Movimento il motto di Fatima, perché lo possano concretizzare nella loro vita. Ecco perché abbiamo stabilito molte linee di azione per le sfide all’interno e all’esterno del Movimento, sempre in conformità con l’invito della Chiesa, e soprattutto di Papa Francesco, di andare verso le periferie, come agenti di Misericordia. Questo appello è ben espresso dal Papa nella sua recente Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate ” (GE 26) “Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione.”
Tra le tante linee di azione per le quali lavoriamo, ci sono: l’arte di accompagnare i vedovi e le vedove, la preparazione e l’accompagnamento dei giovani al matrimonio e nei loro primi anni di vita coniugale, il lavoro su altre realtà della vita coniugale come l’accompagnamento degli adulti, l’ascolto dei giovani… ecc.
4) Potreste dirci qualcosa su di voi, della vostra famiglia, dove vivete, il vostro lavoro…?
Siamo una coppia colombiana, sposata da 32 anni, 2 figli, uno di 26 anni che si è appena sposato e una figlia di 24 anni che vive ancora con noi. Viviamo a Bogotà, una città cosmopolita con circa 8 milioni abitanti. Clarita insegna musica e catechismo e Edgardo lavora tuttora come ingegnere civile. Noi apparteniamo da 22 anni al Movimento “Equipes Notre-Dame”, che ha nutrito la nostra spiritualità coniugale; abbiamo svolto compiti di servizio in diversi ambiti di responsabilità. Al presente siamo responsabili internazionali del Movimento per i prossimi sei anni. La nostra vita è suddivisa tra il lavoro professionale di Edgardo, il lavoro delle nostre “Equipes Notre-Dame” e i frequenti viaggi che questo incarico impone. Siamo convinti che ognuno di noi ha una missione e una responsabilità in questo mondo, essere portatori di speranza e riflettere l’amore di Cristo sull’umanità, rendendolo presente nel nostro ambiente e nelle periferie in cui dobbiamo addentrarci.
Clarita e Edgardo Fandino, Bogotá/Colombia (altro…)
da TogetherforEurope | Gen 22, 2019 | 2018 Amici Praga, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Intervento di Pavel Fischer, senatore, Republica Ceca, all’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa, Praga 16/11/2018. – “LE TRE SFIDE”
Cari amici,
siete convenuti a Praga per lavorare insieme, riflettendo sul tema come vivere e come impegnarsi “Insieme per l’Europa“. In quale Paese venite? E in quale stato si trova oggi l’Europa, a cento anni dal fine della Prima Guerra Mondiale? Siete venuti nella Repubblica Ceca, in un Paese che cento anni fa ha dichiarato la Repubblica.
Durante le celebrazioni di questo anniversario sono rimasto colpito dalle idee del Presidente della Corte costituzionale. Si tratta dell’istituzione il cui compito è quello di assicurare che nel Paese siano osservate le regole più basilari. Il suo Presidente, Pavel Rychetský, ha cercato di diagnosticare lo stato della società di oggi. Lasciatemi parafrasare liberamente la sua tesi di base.
A suo avviso, la globalizzazione ha approfondito la sensazione di solitudine e di disperazione delle persone. Le persone sentono che si stanno perdendo nel mondo globale. I contorni della loro identità si sciolgono, loro entrano in ansia e paura. Proprio la paura è diventata un terreno fertile per coloro che offrono l’immagine di un nemico. Il nemico può essere un vicino più ricco, un immigrato, una persona di diverso colore della pelle. Da noi, a volte, il colpevole è indicato addirittura nell’Unione Europea stessa. Nella loro disperazione le persone ora cercano il cambiamento e, soprattutto, un messia, perché la rappresentanza politica tradizionale non le rappresenta più efficacemente. È possibile interrompere questo sviluppo tossico? E come correggere un sistema distorto di valori?
Il Presidente della Corte costituzionale vede la speranza in un maggior grado di emancipazione della società civile, risvegliando la sua fiducia in sé stessa e ripristinando il principio di sovranità del cittadino. Un cittadino che sa affermarsi, perché la rappresentanza politica deve servire il bene comune o deve andarsene.
Sto rileggendo i concetti chiave usati nel suo discorso: solitudine, disperazione, identità, paura, nemico, bene comune, fiducia in sé stessi, cittadino sovrano. In ognuno di essi possiamo trovare una dimensione spirituale, vista alla luce della migliore eredità del pensiero europeo, basato sulla saggezza degli studiosi ebrei, dei mistici cristiani e dei pensatori razionali; questa dimensione spirituale potrebbe metterli in una luce diversa.
La diagnosi della società di oggi, vista così, ha un grande valore di comunicazione. Ma credo che possiamo vedere tutti questi fenomeni anche alla luce della speranza; e che noi stessi possiamo provare a fare qualcosa. Quindi dove dovremmo iniziare? Cosa fare per primo e cosa lasciar stare? Lasciatemi brevemente dedicare l’attenzione alle tre sfide che vediamo nell’Europa di oggi.
La prima sfida: le emozioni
L’uomo è fatto per provare emozioni. E non solo separatamente, ma per vivere emotivamente con gli altri. Quindi, anche se possiamo ripeterci insieme che una persona è una creatura ragionevole e razionale, alla fine vedremo su un certo numero di esempi quanto spesso ci comportiamo in modo non razionale. E questa è davvero una buona cosa. Per capire alcune situazioni della politica europea, dobbiamo ammettere che proprio le emozioni sono cruciali. Ricordiamoci soltanto della lotta per risolvere la crisi della Eurozona, che si è mostrata nello sforzo di fare il bilancio dello Stato della Grecia in una condizione economicamente critica.
Partendo dal fatto che l’uomo non è solo un homo economicus, non è solo un consumatore o un attore di mercato, ma anche un cittadino dotato dalla propria dignità e libertà, la lotta condotta durante la cosiddetta crisi greca è stata molto significativa.
Mentre i cittadini dovevano stringere la cinghia e non avevano testualmente soldi da risparmiare, alcune banche sono riuscite a salvaguardare i loro guadagni relativamente bene durante l’intera crisi. Mentre Bruxelles doveva prendere le misure di austerità, i cittadini in Grecia hanno visto questo come sfregare il sale sulle loro ferite. Le emozioni si sono scatenate, l’insoddisfazione si è rivolta contro il governo, contro la Commissione Europea o contro i banchieri. Ed anche, per esempio, contro la Germania, e perfino contro la stessa cancelliera Angela Merkel.
Questa atmosfera intensamente emotiva è stata vissuta principalmente dai Greci tra di loro. In termini linguistici era inaccessibile agli altri. Culturalmente era basata sulla loro storia, sulle immagini storiche, e così agli altri in Europa spesso mancavano non solo gli strumenti per la comprensione dei greci e per simpatizzare con loro, ma anche per cercare di capirli e aiutarli in qualche modo: forse, retrospettivamente, avremmo potuto offrire vacanze ai bambini della Grecia nelle nostre case. Così avremmo dato un momento di riposo ai loro genitori, e avremmo creato collegamenti che avrebbero avuto senso anche nel futuro. Allo stesso modo, potremmo ricordare le emozioni vissute dai cittadini di altri Stati membri dell’UE. E’ come se le nostre lotte politiche e sociali rimanessero limitate al territorio in cui si parla la nostra madrelingua. C’è una mancanza di mezzi di comunicazione forti, una mancanza di mediatori e noi con le nostre emozioni rimaniamo un po’ troppo da soli.
E tuttavia, sono convinto che né il miglior giornalista, nemmeno il diplomatico più ambizioso e neanche il politico più interessante, riescono facilmente a trasmettere le sofferenze, le paure o al contrario le speranze e le aspettative che sperimentiamo nelle nostre comunità linguistiche. Infatti, è vero che, se abbiamo una madrelingua comune, possiamo comprenderci molto rapidamente.
Quando ero più giovane, ho suonato il violino e ho viaggiato per molti anni con un’orchestra in Europa. Questa esperienza come musicista l’ho sempre davanti agli occhi. Ancora oggi devo ammettere che musicisti possono essere migliori mediatori tra i nostri popoli che i migliori discorsi politici. L’arte, infatti, lavora mano nella mano con le emozioni, con le immagini ed espressioni, per le quali spesso non abbiamo neanche le parole.
E così il tempo di oggi ha bisogno non solo di nuove istituzioni, ma anche di artisti che ci possano comunicare le questioni che forse stanno alzando la testa solo ora, ma che tuttavia preoccupano con urgenza le menti delle persone e causano loro preoccupazioni. L’artista può sfuggire alla trappola dei traduttori. Gli artisti possono lavorare con ciò che altrimenti sarebbe censurato da chi controlla che le parole siano politicamente corrette.
Guardando indietro ai tristi frutti della grande crisi iniziata nelle banche statunitensi nel 2008, vediamo quante volte dovevano essere tagliati anche i bilanci delle istituzioni culturali.
Ma se il mondo in cui viviamo oggi è così emotivamente sconcertante o inquietante, forse ora è il momento di fare l’esatto contrario: restituire all’arte lo spazio pubblico; aiutare il pubblico a parlare con gli artisti, perché loro aiutino la gente a capire quello che si sta vivendo; e offrire ai bambini le chiavi per capire l’arte. Altrimenti ognuno di noi rimarrà un po’ solo con le sue emozioni, tenendole dentro sé. O tutti rimarranno un po’ soli, se stiamo parlando dell’atmosfera nel Paese nel suo complesso.
La seconda sfida: cittadino o consumatore
Prima o poi dobbiamo chiederci: che cosa intendiamo con il termine “essere umano”? Se lo intendiamo come attore dell’economia, come partecipe al mercato, come consumatore o come cittadino. La cooperazione europea fin dall’inizio ha posto l’accento sulla cooperazione nell’economia, e questa è stata certamente la cosa più efficace e ragionevole da fare. All’epoca ha aiutato a stabilire processi collaborativi, senza dover parlare di alcuni problemi o addirittura averli decisi tramite referendum. Il metodo del fondatore dell’integrazione europea era basato sull’esperienza di vita. Il francese Jean Monet, che ha lavorato a Londra durante la guerra, ha visto con i suoi occhi l’incapacità degli alleati di coordinare l’approvvigionamento delle loro truppe.
L’enfasi sull’economia, però, può essere osservata non solo all’interno dell’UE di oggi, ma anche nei nostri singoli Paesi. Ma ancora una volta dobbiamo chiederci che cosa intendiamo per “essere umano”. Se lo comprendiamo come consumatore, il nostro obiettivo sarà quello di raggiungere la massima qualità ad un prezzo accessibile. Ma l’essere umano possiamo capirlo anche in modo diverso.
Possiamo capirlo come un essere dotato di dignità, come essere libero, come persona con responsabilità individuale che ha bisogno di creare relazioni con altri. Un uomo libero e indipendente che, però, vive da solo non può essere il nostro ideale. D’altronde, la solitudine è uno dei fenomeni odierni che indebolisce enormemente la nostra società. La solitudine significa povertà di relazioni. E ce n’è molta in giro. Se gli individui rimangono soli, possono anche essere vittime di una varietà di predatori, sia dal punto di vista dell’informazione che della disinformazione, sia da predatori economici che vendono loro qualcosa di cui non hanno bisogno.
Senza solidarietà, senza esperienza di comunità, senza compagnia, non si può essere felici. E a livello di società possiamo vedere che sono le società capaci di vivere insieme, impegnate nel dialogo, che si uniscono per trovare soluzioni ai problemi e, a livello locale, creare relazioni di aiuto, di solidarietà e reciprocità. Una tale società è anche più resistente. Di fronte a una minaccia, le persone possono aiutarsi vicendevolmente, trovare il loro posto, fornire assistenza ai più bisognosi.
Ma non permetteremo di essere ingannati. Siamo stati a questo bivio molte altre volte, e non solo durante le elezioni. L’economia è della massima importanza per la gestione dei nostri Paesi. Senza macroeconomisti ragionevoli e responsabili non costruiremo il bilancio dello Stato. Ma chiediamoci anche come coloro che vogliono prendere una decisione capiscono la persona. La si può capire come un consumatore, quindi monouso fino alle prossime elezioni. Ma, al contrario, può essere accettata come socio, come compagno di squadra, come cittadino. È quel tipo di politico che dobbiamo valorizzare e ai quali dobbiamo dare la nostra fiducia.
La terza sfida: comunità o folla
La terza sfida che vediamo oggi nelle nostre società è l’espansione dei social network…. [continua]
Scarica il testo integrale: 2018 11 16 Pavel Fischer, Amici IpE Praga>>
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