Sta emergendo una cultura dell’ INSIEME

Sta emergendo una cultura dell’ INSIEME

Sabato, 9 dicembre 2017, sede del YMCA/CVJM a WUErzburg (Germania): 100 persone provenienti da 50 Movimenti, Comunità ed iniziative attive in Germania e che aderiscono a Insieme per l’Europa si radunano per il loro convegno nazionale. 

“A mio avviso ‘Insieme  – se no, come?’ sarebbe il titolo appropriato su quanto abbiamo sperimentato in questa giornata a Wuerzburg. Quanto cammino fatto insieme, in cui balenava sempre di nuovo ciò che ci unisce e quanta forza ha un Insieme riconciliato! Infatti, qui sta emergendo una “cultura dell’insieme” e spero di tutto cuore che essa prenda spazio nelle nostro Comunità, nel nostro Paese, in tutta l’Europa”. Così riassume Sr. Nicole Grochowina, della Comunità Christusbruderschaft Selbitz, la sua impressione di questa giornata. E continua: “Perciò ritengo importante che continuiamo a visitarci reciprocamente, che attraversiamo confini; che troviamo nuovi amici nell’Est e nell’Ovest e che diamo sempre più forma, in tutta Europa, al nostro Insieme – e che ci lasciamo arricchire da questo”.

Tematiche della giornata 

Accanto ad uno sguardo retrospettivo sulle esperienza fatte insieme, centro delle riflessioni era soprattutto la domanda sul cammino futuro della rete ecumenica dopo 18 dalla sua fondazione.

“L’unità del popolo di Dio, specialmente in merito alla domanda su come l’Europa dell’Est e dell’Ovest possono incontrarsi maggiormente, è una sfida per il futuro cammino di ‘Insieme‘, riferisce Gerhard Pross del recente incontro europeo degli “Amici di Insieme per l’Europa”.

Esperienze dell’Insieme

Tanti partecipanti hanno raccontato spontaneamente delle loro esperienze positive durante quest’anno in cui si celebra il Giubileo della Riforma di Lutero. Pure la “preghiera per l’Europa” in occasione dei 60 anni dei “Trattati di Roma“ e la celebrazione ecumenica di riconciliazione della Chiesa evangelica e cattolica a Hildesheim (Germania Nord) hanno lasciato segni positive. Roswitha Fuerg, del Movimento dei Focolari a Solingen, così si è espressa: “Sono impressionata dall’apertura e dalla profondità di ‘Insieme‘ che è cresciuta nel corso degli anni. I racconti spontanei dei partecipanti dimostrano come Dio conduce in tanti luoghi persone di Chiese e di Comunità diverse e li porta ad impegnarsi per l’unità.”

Frutti di ‘Insieme’ dopo 18 anni  

In un passo successivo, con l‘immagine di un albero in crescita, suor M. Vernita Weiss, Movimento Schönstatt, ha portato lo sguardo di tutti sui frutti di Insieme per l’Europa  dopo 18 anni.  Ha accennato alle radici profonde da cui è cresciuto e continua a crescere un albero fruttuoso dell’unità per l’Europa.

L‘Europa davanti alle sfide – una cultura dell’insieme  

Guardando l’Europa, che dal punto di vista politico si trova davanti a molteplici sfide, Gerhard Pross vede il compito di Insieme per l‘Europa in primo luogo nel vivere concretamente l’’Insieme’ e nella preghiera per il Continente.  Tuttavia è necessario anche il discernimento degli spiriti. “In un’epoca in cui i cattivi fantasmi che ci hanno portato più volte alla catastrofe, ritornano a farsi vivi, diciamo il nostro No ai nazionalismi e chiaramente il nostro Sì al Vangelo, alla riconciliazione e all’amore (…) Diciamo Sì ad una cultura del rapporto e delle alleanze. Diciamo No alle soluzioni semplicistiche e appiattenti.” (vedi anche Roma 60° anniversario dei Trattati di Roma, 24.3.2017)  

Passi sul cammino verso il futuro 

Riguardo ai prossimi passi, i partecipanti hanno condiviso le proposte che si erano sviluppate durante l’incontro annuale degli “Amici” a Vienna. Incoraggiamenti particolari sono stati espressi, tra l’altro, per incontri e conoscenze reciproche tra partner dall’Europa centrale e dell’Est, come pure per la realizzazione dell’idea di celebrare, nel 2018 e 2019, il 9 maggio (già considerata ‘festa dell’Europa’), come “Giornata di Insieme per l’Europa”, in varie città e regioni.

“Abbiamo sperimentato una spiccata atmosfera di reciproca stima e rispetto, ma anche di sincerità“, descrivono la loro impressione Elisabeth e Hans-Georg Hagmann, una coppia del Movimento Schönstatt. Johannes Golling, presidente del Julius-Schniewind-Haus e.V. (una casa di spiritualità della Chiesa evangelica) riassume così la sua esperienza di questa giornata: ”L’incontrarsi, il visitarsi, il fare amicizia, l’ascoltarsi e l’aprirsi a ciò che per l’altro è sacro, ha sviluppato nel passato una dinamica che in questa giornata era visibile attraverso un abbondanza di esempi.”

Clicca qui per vedere una relazione più ampia (in tedesco) sul sito MfE in Germania >

Testo e foto: Heinrich Brehm (altro…)

555 anni!

555 anni!

“Tesori nascosti” a Vienna 

31.10.2017 = 555 anni! Vi svelo il mistero: 500 anni = Riforma di Lutero; 50 anni = gli anni che ho compiuto proprio quel giorno; 5 anni = il tempo che vivo in Austria.

Mi rendo conto di questa simpatica coincidenza e mi chiedo: come posso festeggiare queste ricorrenze, mettendo in relazione storia personale ed ecumenica?

Sono svizzera, madre riformata e padre cattolico. Noi figli siamo stati battezzati nella Chiesa riformata, ma poi abbiamo prese vie diverse. Da bambina sono entrata nella Chiesa cattolica. Su questo sfondo la passione per l’unità delle Chiese è forte in me. Ora vivo in una comunità del Movimento dei focolari a Vienna.

In un incontro di vita consacrata al Centro ecumenico di Ottmaring, in Germania, insieme al vescovo luterano emerito Herwig Sturm ho presentato „Lutero“ con immagini, parole e danza (di professione sono ballerina). E perché non offrire questa presentazione in occasione dei miei festeggiamenti?

Più di 60 persone sono venute il 29 ottobre 2017 ad Am Spiegeln, nel Centro d’incontri del Movimento dei focolari a Vienna, a farmi gli auguri. Invece di portarmi dei doni, hanno aderito al mio desiderio di donare una somma per le spese di traduzione del prossimo incontro europeo degli Amici di Insieme per l’Europa, previsto pochi giorni dopo nello stesso Centro d’incontri.

E quale gioia aver potuto consegnare personalmente al Comitato di orientamento internazionale la somma raccolta!

Roswitha Oberfeld, Vienna   (altro…)

Intervento di Mons. Nunzio Galantino

Intervento di Mons. Nunzio Galantino

Mons. Galantino, Segretario Generale della CEI, durante la veglia ecumenica a Roma 2017

«Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo».

Una considerazione di carattere letterario può aiutarci a cogliere tutta la forza e la portata di questa espressione.

Nei versetti immediatamente precedenti (Mt 5,1-12), Gesù aveva proclamato le Beatitudini. Per cui quel «Voi siete sale… voi siete luce» non è una definizione che Gesù intende dare dei suoi discepoli! Piuttosto, dopo aver proclamato le Beatitudini, Gesù intende dire ai suoi discepoli: Vedete, che solo se la vostra vita è spesa nella logica delle Beatitudini … voi siete sale e luce della terra; solo se vivete nella logica delle Beatitudini la vostra presenza contribuisce a dare gusto alla vita vostra e degli altri, sapore e splendore all’ esistenza vostra e a quella degli altri.

Ho voluto fare questa premessa perché molti tra noi pensano ancora che basti presentarsi come “cristiani” perché ci venga subito dato credito, perché ci venga riconosciuta la funzione di “luce” (punti di riferimento) e di “sale” (portatori di senso). Un discorso – questo – che vale per tutti noi, probabilmente anche per tutte le tradizioni cristiane e per gli appartenenti ad ogni fede. Credo infatti si tratti di una tentazione che può toccare ogni uomo, di qualsiasi estrazione, anche al di là di una sua appartenenza religiosa. C’è addirittura chi pensa che basti presentarsi vestiti in un certo modo o usare un certo linguaggio per essere automaticamente accreditati come persone che danno gusto e senso nuovi alla vita!

Presentandoci le Beatitudini e facendo subito seguire quel «Voi siete sale … voi siete luce», Gesù ha indicato la strada che è chiamato a percorrere il credente. Il discepolo di Gesù è chiamato a seguire una segnaletica ben definita, quella delle Beatitudini, fatta di passione per le opere di pace, di attenzione misericordiosa verso gli altri, di vita vissuta nella povertà e segnata dalla sobrietà. É questo che dà senso e gusto alla vita del credente, facendone una vita che risplende.

Spesso piuttosto che diffondere gusto e dare splendore attraverso gesti e scelte concreti, come ci domanda Gesù, noi ci impegniamo (più spesso, ci “arrabattiamo”) a dimostrare, ad argomentare. Anziché accendere la luce, preferiamo organizzare qualcosa di mastodontico e di grandioso per …stupire!

Ma il Vangelo non è questo che ci domanda! Ci dà invece un’indicazione che rasenta la banalità quando afferma che l’amore non si dimostra, l’amore si vive; e proprio perché lo si vive, l’amore non si dimostra ma si mostra. Il gusto autentico delle cose, non si dimostra, lo si realizza. La luce non va dimostrata, la luce va accesa e perciò stesso resa visibile.

Quando Gesù dice «Voi siete sale … voi siete luce», è come se ci dicesse: Volete far conoscere Dio? Non argomentate su di Lui, non dimostrate niente; fate piuttosto qualcosa di concreto; ma talmente bello, talmente sensato e gustoso … che, a chi vi incontra, venga spontaneo dire: ma è davvero bello quello che tu fai e vivi! Chi te lo ispira? In nome di chi lo fai?

Così Dio vuole essere presentato e testimoniato! Con la stessa forza ed evidenza della luce; con lo stesso sapore forte del sale: attraverso scelte e gesti concreti, che danno gusto e contagiano senso di vivere.

Molte nostre scelte pastorali, e anche i molti modi che possiamo avere nel porci in confronto con la società in cui viviamo, soprattutto quelli che non vanno in questa direzione, rischiano di essere dei diversivi. Rischiano di essere un modo per occultare l’unico procedimento che il Vangelo ci propone: quello della evidenza/testimonianza; che vuol dire fare scelte e porre gesti che rendono evidentemente “gustosa” la vita vissuta con Cristo. Se la vita del credente si presenta così, come una vita che ha un senso, un sapore e un gusto tali da renderla una vita riuscita … allora, anche i contenuti che cercheremo di trasmettere avranno un senso diverso!

Allora, che significa essere luce, sale? Cosa può dare gusto e solarità alla nostra vita di credenti?

Può farlo l’impegnarsi ad aprire nuove strade e a ipotizzare nuove possibilità, osando di più e lottando contro il fatalismo e l’assuefazione: due malattie mortali, non solo per il credente!

Dobbiamo tornare a sorridere e far sì che a chi ci incontra torni il sorriso. Il sorriso, perché si sente compreso, perché incontra gente che non sopporta lo spirito guerrafondaio e discriminante delle “anime piccole”. Dobbiamo tornare a sorridere e a contagiare sorriso perché il nostro essere luce illumini senza pretendere di accecare; e il nostro essere sale dà un gusto delicato senza la pretesa di omologare tutto. Pensate quanto fastidio provoca una luce che acceca e quanto disgusto c’è in una pietanza con un eccesso di sale!

Essere luce e sale nel rispetto di quanti ci incontrano! Quanta delicatezza è richiesta, soprattutto oggi, al credente!

Non ricorderemo mai abbastanza quello che Pietro raccomanda ai destinatari della sua prima lettera: «Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita…». (1 Pt 3, 15s.)

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Preghiamo con Matteo 5, 13-16
Signore,
Tu mi chiedi di essere “sale”.
Mi chiedi cioè di rimanere a contatto con la terra,
di essere presente nel mio tempo,
qui ed ora.
Attento ai bisogni miei e a quelli
di coloro che mi stanno intorno.
Mi chiedi di essere “luce”,
in un momento in cui
la tenebra sembra farsi più spessa.
La luce mi permette di vedere il contorno e i colori delle cose,
della realtà e del mondo,
nelle loro sfumature, nella loro bellezza.
Ma permette anche di conoscere i loro innumerevoli bisogni.
Dài sapore, Signore, alla mia vita;
dài consistenza alle mie speranze;
dài fiducia alle mie paure;
dài luce alle mie oscurità,
e pace al mio cuore, ai miei pensieri, alle mie emozioni.
Fammi capire, Signore,
che sarò “sale”, se saprò essere mite,
in questo tempo di arroganza;
uomo di pace,
in questo tempo di prevaricazione;
libero dalle “cose”,
in questo tempo in cui
la persona “vale” in ragione
del conto in banca che possiede.
Fammi capire che sarò davvero “sale” e “luce”
se sarò impegnato a denunciare ogni sfruttamento in un Occidente
che ha fondato il proprio benessere sull’ usurpazione.
Sarò “sale della terra” se, con e nel mio ambiente,
non mi tirerò indietro dinanzi ai bisogni degli altri. (altro…)

Intervento di Andrea Riccardi

Intervento di Andrea Riccardi

Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante la Veglia ecumenica a Roma 2017

Cari amici,

non nascondiamocelo: molti europei si sentono smarriti e spaesati. Dove va l’Europa? Resisterà alla tentazione di separarsi? L’Europa sembra non proteggere più i suoi cittadini. Anzi si prova a percorrere la strada inversa a quella dei Padri fondatori dell’Europa, che avevano memoria viva dell’orrore della guerra, dei muri di odio, dei lager e delle rovine. Oggi è scomparsa la generazione che ricorda quella storia. Si guarda poco alla storia, presi dal presente di una politica di emozioni e angosce. Lo stesso ricorso alla guerra torna a essere considerato troppo “normale”, mentre è folle per chi ha visto anche ieri –in Iraq o in Libia- come la guerra produca guerra.

L’Europa non vive, se non ha memoria. Saremo il continente del futuro, se saremo quello della memoria. Ebbene va ricordata la grande pace, settant’anni, costruita saldamente dopo secoli di guerre. E’ il frutto dell’Europa unita: la pace ha portato prosperità, sviluppo di una cultura dalle radici antiche. E’ una realtà che s’impone evidente, più delle emozioni e delle paure che dominano il presente. Questa Europa è la nostra pace e la nostra prosperità.

La sua crisi è venuta, quando l’hanno bloccata gli egoismi: nazionali, di gruppo, d’interessi, alla fine personali. L’hanno bloccata nello slancio, per cui l’Europa non ha compiuto il salto che l’avrebbe fatta protagonista della scena mondiale, con una politica estera e della difesa in comune. Non solo la pace per l’Europa, ma una politica comune di pace per il Mediterraneo, i Balcani, l’Africa, il mondo. “Europa, forza gentile” –diceva Tommaso Padoa Schioppa. Gli egoismi rischiano oggi di bloccarla e di divorarla dall’interno. Spingono a ritornare padroni dei destini nazionali e a vedere negli altri una minaccia. Così riacquistano valore le frontiere: verso gli immigrati, tra giovani e anziani, tra i ricchi e i fragili, tra Europa del Nord e del Sud.

Le frontiere possono diventare muri: si pensa che allontanino le tragedie del mondo. La crudele guerra in Siria, durata sei anni, più della prima guerra mondiale, coinvolge anche l’Europa. I muri illudono di proteggere: in realtà manifestano decadenza. Sono la linea Maginot della sconfitta morale e politica dell’Europa.

Nel mondo globale, la storia non ha argini, ma richiede attori forti e coesi. Richiede di avanzare uniti e non di indietreggiare alla ricerca di ripari per gruppi o nazioni, perché c’è un nuovo tempo globale. Non si torna indietro. Gli Stati nazionali autosufficienti sono una barca per navigazioni d’altri tempi. Dobbiamo fare i conti con le dimensioni della sfida e della vita di oggi: non serve mettere la testa nella sabbia. Un’Europa chiusa o divisa sarà sommersa dai mercati e dai giganti economico-politici in un mondo globale e interdipendente. Sugli scenari della globalizzazione, ci vuole più Europa, se vogliamo sia la terra dei giovani, se vogliamo sopravviva la nostra identità umanistica, religiosa e dei diritti: non basta sia solo la terra che protegge noi pensionati per qualche anno. E un mondo senza Europa, mancherà di una forza di pace e di sapienza storica.

Siamo raccolti tra cristiani. L’idea europea non fu confessionale, ma molto cristiana: crebbe con la passione delle Chiese di allora. Ma oggi, quando l’Est e l’Ovest vanno per strade diverse; quando vacilla il grande disegno europeo, che esprime un’estroversione cristiana del continente, dove sono le voci dei cristiani? e quelle delle Chiese? Quando le frontiere si fanno muri di fronte ai rifugiati, dove queste voci? Quando questo mondo è a rischio di guerra, c’è spesso silenzio.

La forte voce di papa Francesco –si pensi al discorso per il Premio Carlo Magno- resta solitaria in un cristianesimo, frammentato come l’Europa, poco capace di uscire dagli egocentrismi di gruppo o ecclesiastici, incapace di nutrire una visione. Possa questa preghiera comune, possa la Parola di Dio come ai tempi dei profeti, far crescere una grande visione per il nostro tempo nei cuori e nelle menti. Bisogna riprendere a pensare ed agire, alla grande, con una visione, perché troppo a lungo abbiamo vissuto tempi di strette misure e di parole senza luce. Scriveva Karol Wojtyla, in anni in cui l’Europa era divisa con un duro muro: “il mondo soffre soprattutto per mancanza di visione”. (altro…)