Nello spirito della “cultura del visitarsi” – in occasione dell’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Parigi – il 6 novembre alcuni del Movimento dei focolari hanno fatto visita alla sede del Movimento Acer-Mjo (Action Chrétienne des Etudiants Russes – Mouvement de Jeunesse Orthodoxe) in rue Olivier de Serres, nel 15° arrondissement.
Siamo stati ricevuti dal Presidente, Cyrille Sollogoub, un giovane padre di famiglia, professore universitario, a cui si è aggiunto l’incaricato per la sezione giovanile Igor Sollogoub, fratello di Cyrille.
Accogliendoci, Cyrille ci ha condotto nella Chiesa-cappella, ricavata nel cortile in una precedente rimessa, coperta di vetro. Qui hanno celebrato la Divina Liturgia famosi sacerdoti e teologi ortodossi come Florovsky, Bulgakov e anche Alexander Men. Oltre all’iconostasi l’attenzione è attirata dalle pareti quasi interamente tappezzate da icone di età e con soggetti molto diversi tra loro: sono doni di famiglie rifugiate russe, approdate in Francia. Oltre alle molte icone antiche vi si trovano anche alcune più moderne – sono frutto di una rinnovata iconografia coltivata da alcuni maestri come Mère Marie, famosa nell’ambiente russo.
Cyrille spiega che l’icona che più esprime il carisma del Movimento Acer è la presentazione di Maria al Tempio: lei contiene Gesù e con ciò contiene la Chiesa. Il Movimento Acer è nato nel 1923 da alcuni russi espulsi dal paese durante gli anni tormentati della Rivoluzione. Tra i fondatori personalità importanti come il padre Sergio Bulgakov, il padre Giorgio Florovsky e Nicolas Berdiaev. “Mentre in Russia le Chiese venivano distrutte e gli emigrati russi non avevano i mezzi per costruirne altre è nata una nuova comprensione su cosa sia la Chiesa: non edificata da mattoni ma da persone vive, portatori di Cristo e della sua Chiesa”. Col motivo di sensibilizzare soprattutto i laici ad “essere Chiesa” è nato il Movimento Acer – con l’approvazione del Patriarca della Russia di allora, Tikon – poi assassinato.
I primi ad accogliere il Movimento Acer a Parigi e dare loro una sede è stato il Movimento Ymca. Quando gli ambienti furono troppo ristretti si è traslocato nella sede attuale. Con grande riconoscenza verso i padri fondatori Cyrille mostra una galleria fotografica dei vescovi e metropoliti che hanno sostenuto e presieduto il Movimento che giuridicamente dipende dal Patriarca di Costantinopoli.
Fa notare che il loro carisma si evidenzia anche dal fatto che le porte posteriori della Chiesa sono collegate con la sala di accoglienza: “Durante le celebrazioni queste porte sono aperte – un segno che non c’è divisione tra ‘sacro’ e ‘profano’ – tutta la nostra vita è liturgia”.
La sede è resa più dignitosa da una grande povertà di mezzi, riempita da una indescrivibile ricchezza spirituale che traspare da tutto e di chi ci parla.
Igor sottolinea che nonostante la difficoltà di distanze ai campi estivi partecipano anche più di 200 giovani, si va in montagna, ci si rievangelizza, si canta, si prega, si cammina ore insieme, si fa cultura e cresce così il senso della fede e dell’appartenenza alla Chiesa. Una volta formati, i giovani si orientano all’impegno nella propria parrocchia.
Salendo al secondo piano della sede si vedono tre stanze piene di libri, di riviste (di alto livello) e anche di oggetti tipo russo da vendere per sostenere opere sociali in Russia. “Durante il regime il primo compito dell’Acer era quello di stampare la Bibbia, letteratura spirituale e culturale e farla arrivare in Russia; inoltre si sostenevano le famiglie di dissidenti e altri bisognosi”. La stampa è tuttora un’attività importante per l’Acer. Si pubblicano due riviste in russo e in francese, nonché libri di teologia. L’editore si chiama tuttora “Ymca Press” – anche se nel frattempo l’Ymca ha lasciato in mano all’Acer la tipografia e Editeurs Réunis.
Si conclude la visita in confidenza fraterna spirituale, profondità dello scambio. La scoperta di una reale amicizia in Cristo, come un seme di una coscienza europea cristiana nuova, lascia in cuore gratitudine a Dio che ci fa incontrare sulle vie dell’oggi con occhi di speranza, aperti al futuro.
Gabri Fallacara
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