da Claudia Di Lorenzi | Lug 8, 2019 | 2017 60° Trattati di Roma, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
In occasione dell’elezione di David-Maria Sassoli a presidente del Parlamento Europeo, riproponiamo stralci dell’intervista del 24 marzo 2017 – alla vigilia del 60° dei Trattati di Roma – quando aveva partecipato alla Veglia ecumenica ed internazionale promossa da Insieme per l’Europa.
Il servizio è della giornalista Claudia Di Lorenzi:
“Far vedere al mondo che la fraternità e l’unità, nonostante le differenze culturali e confessionali, sono possibili”. È con questo obiettivo che si è tenuta a Roma, nella Basilica dei XII Apostoli, una veglia di preghiera ecumenica per l’Europa>>. Un’occasione che ha visto insieme membri della rete internazionale IpE con la presenza di rappresentanti delle Istituzioni italiane ed europee, e che si svolgeva in contemporanea ad altre 56 città in tutta Europa.
Tra i presenti all’evento a Roma, anche l’On. David Sassoli, Europarlamentare italiano del Partito Democratico. Lo abbiamo intervistato:
Onorevole Sassoli, alla vigilia del 60° anniversario dei Trattati di Roma, che hanno segnato la nascita dell’Unione Europea, da più parti si osserva come l’Europa abbia smarrito le sue radici cristiane, concentrata com’è su finanza, burocrazia e interessi nazionali, incapace di solidarietà e accoglienza, e di progettare uno sviluppo centrato sulla persona. Cosa ne pensa?
“Bisogna innanzitutto che i cristiani si facciano sentire un po’ di più e devono esserci reti nel mondo cristiano che diano il testimone ad altri. Perché ci sono valori condivisi, come la pace, la convivenza, la solidarietà, la giustizia che hanno certo una matrice cristiana, ma oggi sono assunti come paradigma di impegno politico, culturale, morale da parte anche di cittadini che cristiani non sono. Sono questi gli elementi che fanno l’identità europea: ecco perché i cristiani devono essere molto contenti perché nell’identità europea si ritrovano valori che sono propri del mondo cristiano. Ma in questo momento abbiamo la necessità di spiegarlo bene ai nostri cittadini, perché l’Europa fa paura, mette ansia, sembra un peso, e invece abbiamo bisogno di fare dell’unità degli europei il valore per giocare la grande scommessa di questo secolo, che sarà dare forma al mercato globale. La globalizzazione senza regole diventa marginalizzazione, povertà, miseria, può essere catastrofica per tante aree del pianeta. La grande scommessa dell’Europa è dare regole e valori al mondo. Perché le regole del mercato senza la difesa dei diritti umani, il senso della libertà e della democrazia, sarebbero soltanto delle leggi economiche che fanno prevalere il più forte e questo non lo vogliamo. Allora, la scommessa è questa: i valori cristiani che sono all’origine dell’identità europea oggi sono l’elemento per giocare la grande sfida mondiale”.
Leggi l’intera intervista>>
Foto: ©Thomas Klann
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da Pal Toth | Giu 26, 2019 | 2019 20 Anni di IpE - Ottmaring, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Insieme per l’Europa 1999-2019 – A colloquio con Pál Tóth
L’iniziativa compie 20 anni. Per l’occasione, due domande a Pál Tóth, docente all’Istituto Universitario Sophia, Loppiano (Firenze), sullo specifico della rete e come Insieme per l’Europa risponda alle sfide di oggi.
- Nel 1999 è nato Insieme per l’Europa. Come si distingue questo libero convergere di Comunità e Movimenti cristiani da altri gruppi che lavorano oggi per l’Europa? Quale è la sua caratteristica?
Il riconoscimento delle alterità e di conseguenza del pluralismo è una conquista della cultura occidentale. Questa convinzione è radicata nella fede biblica che ognuno di noi è una creatura irripetibile di Dio, che ha un piano d’amore su ognuno di noi. Con questa evoluzione nasce, però, anche una nuova sfida per le società di radice cristiana: Come gestire questa ricca diversità? Come arrivare all’unità necessaria all’azione? Questa domanda diventa oggi, nell’epoca delle sfide globali, davvero pressante. Attualmente i problemi non sono più soltanto locali, ma abbiamo a che fare con delle sfide trasversali come il cambiamento climatico, le migrazioni, la povertà, il capitalismo sfrenato, ecc. Per rispondere a queste sfide adeguatamente, ci vuole, su scala mondiale, una collaborazione molto più efficace. A mio avviso l’Europa, per il suo ruolo nell’elaborare pensieri innovativi attraverso i secoli, potrebbe e dovrebbe avere un ruolo determinante in questo processo.
Sono convinto che le Chiese cristiane hanno una risorsa speciale da offrire nella realizzazione di un’unità che non opprime, ma valorizza le diversità. Questa capacità diventa visibile nell’iniziativa Insieme per l’Europa. Anche nelle Chiese è presente il pluralismo, che è, però, un pluralismo dei vari carismi e doni, e questo pluralismo è capace di unità. Perché? Perché alla base di ogni vero Carisma troviamo una Parola di Dio. I carismi sono diversi tra di loro, ma la radice di tutti è il Verbo di Dio, in ultima analisi il Comandamento nuovo: Amatevi a vicenda. Questo è il loro fondamento comune, che assicura una base per l’unità e per la collaborazione. Infatti, Insieme per l’Europa fonda le sue attività su un “Patto d’amore scambievole” fra rappresentanti di diversi Movimenti e Comunità cristiani del nostro Continente.
Poi, non dobbiamo dimenticare le donne e gli uomini “della prima ora” di Insieme. Da 20 anni loro si dedicano con anima e corpo a questa iniziativa. Certo, già da un punto di vista umano, sono persone capaci e fedeli ad un impegno preso. Ma direi di più: in quell’ormai lontano 1999 la loro anima è stata toccata da una forte luce, dal Divino. Hanno capito con il cuore che nell’unità vissuta si realizzerà un mondo diverso, un’Europa nuova. E questo momento di “fondazione” ha lasciato in loro una sicurezza nell’unità nella diversità, che oggi vogliono tramandare ad altri. Loro sanno che i loro sogni ed aspirazioni di una volta ormai sono diventati oggi necessità di sopravvivenza. “Sui carismi poggia tutto. Bisogna scoprirli”. Così Chiara Lubich, co-fondatrice di Insieme per l’Europa.
2. Cosa deve fare Insieme per l’Europa per ottenere sempre più visibilità?
I più di 300 Movimenti e Carismi coinvolti in Insieme per l’Europa sono già tra di loro una testimonianza visibile di collaborazione e di unità. Oltre la dichiarazione di valori comuni, oltre i momenti di preghiera comune in particolari occasioni, emerge ciò che i Movimenti già fanno insieme nel rispondere alle sopraddette sfide. Oggi attengono visibilità le azioni comuni, raccontate in storie che creano adesione e condivisione. In questa prospettiva Insieme per l’Europa potrebbe sviluppare, gradualmente, più progetti d’azione comuni.
Uno dei progetti potrebbe essere una piattaforma permanente di dialogo tra i Paesi dell’Est e quelli dell’Ovest. Con l’incontro 2017 a Vienna Insieme ha fatto un primo passo. Rappresentanti di Slovacchia, Cechia, Ungheria, Slovenia, Russia sono entrati in dialogo con i Paesi dell’Ovest. Si vedeva l’impegno (e la fatica) di andare oltre le differenze e le criticità, che spesso ostacolano una comprensione tra Est ed Ovest. Su questa pista vedrei per il futuro una collaborazione su diverse tematiche, come il concetto di nazione, il rapporto Chiesa-Stato, i diritti umani, le esigenze di unità e di verità ecc.
Con dei progetti vari a livello ecclesiale, politico, economico, civile Insieme per l’Europa sta formando una crescente rete di cittadini impegnati per una “rinascita cristiana dell’Europa”, dove si supera la critica e si parla delle criticità in prospettiva della crescita di tutti, insieme.
Beatriz Lauenroth, Mariënkroon (Olanda) (altro…)
da TogetherforEurope | Giu 18, 2019 | 2019 20 Anni di IpE - Ottmaring, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Un’equipe internazionale di professionisti sta preparando un videoclip in occasione del 20° di Insieme per l’Europa, che si celebrerà a novembre a Ottmaring (Germania).
„Gli ultimi eventi di Insieme per l’Europa ci hanno portato a Klagenfurt, a Ottmaring e a Monaco, dove abbiamo cominciato a scoprire la sua identità oggi e il significato dell’esperienza di questi 20 anni di cammino. Attraverso interviste e videoriprese racconteremo in novembre – puntuale per l’anniversario – come questa rete si presenta ed opera. Lavorando con le varie persone, abbiamo visto come è possibile vivere l’unita nella diversità, come i vari carismi possono essere delle risposte ai problemi e perche l’Europa ha fortemente bisogno di saper entrare in un costruttivo dialogo tra diverse Chiese, Comunità, Movimenti, popoli…” Così Dalma Timár, ungherese, esperta in montaggi video, che insieme a Vera Bohus, camerawoman, pure lei ungherese, e Cinzia Panero, italiana e regista, si sono immerse nella realtà di questa originale esperienza europea.
Ci anticipano qualche immagine e qualche frase delle loro numerose interviste.
L’amicizia è un tema molto importante in Insieme per l’Europa. E l’idea dell’amicizia che effettivamente ci unisce è quella di diventare amici di Cristo in mezzo a noi. (Sr. Nicole Grochovina – Selbitz)
Per noi la cultura della reciprocità è molto importante. Tutti lo sentiamo dentro, non è una cosa che qualcuno ci impone. (Pavel Snoj – Ljubljana)
Insieme per l’Europa ha cambiato la mia vita dal primo momento in cui ho sentito come lo Spirito di Dio ci prende e ci porta avanti. (Gerhard Pross – Esslingen)
In Insieme per l’Europa trovo un laboratorio, dove uomini e donne, membri di vari Movimenti e Comunità, chierici e laici di varie Chiese, cerchiamo di trovare insieme quel cammino che vuol dire oggi vivere da cristiani in Europa. (Ilona Tóth – Budapest)
Secondo me bisognerebbe proprio partire dal basso, dalla comunità, dalla vita in famiglia, tra le Comunità. (Matteo Fanni Canelles – Trieste)
Clicca qui per il risultato finale: Videoclip 2019
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da TogetherforEurope | Mar 13, 2019 | 2019 20 Anni di IpE - Ottmaring, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
20 anni Insieme per l’Europa dal 7-9.11.2019 a Ottmaring e Augsburg / Germania. La visita del vescovo regionale Axel Piper
A fine febbraio si sono incontrati 16 rappresentanti di Insieme per l’Europa ad Ottmaring, per preparare l’incontro degli “Amici” dal 7 al 9 Novembre 2019. Questa rete internazionale è nata 20 anni fa, motivo sufficiente per ricordare gli inizi e sviluppare prospettive per il futuro.
Axel Piper, dal 1 gennaio 2019 vescovo regionale della Chiesa evangelica luterana di Augusta e Svevia, ha incontrato, durante la sua prima visita al Centro Ecumenico di Ottmaring, Gerhard Pross, Ilona Toth, Herbert Lauenroth e Diego Goller, membri della commissione preparatoria di Insieme per l’Europa, per conoscere da più vicino l’iniziativa.
L’esperienza del vescovo Piper e la sua visione della Chiesa: non strutture, ma “persone che stanno cercando insieme”. Allo stesso tempo, dice Piper, “è sufficiente essere curiosi – nel senso migliore del termine”. Attende quindi con impazienza il nuovo compito, “per conoscere nuove persone, nuove sfide e per contribuire a dare forma ad un nuovo inizio nella Chiesa e nella società”. Quindi, l’iniziativa Insieme per l’Europa gli é “molto simpatica”.
Pertanto, l’incontro degli “Amici di Insieme per l’Europa” dal 7 al 9 Novembre 2019 è già programmato nella sua agenda.
Beatriz Lauenroth
Foto: © Maria Kny (altro…)
da TogetherforEurope | Feb 7, 2019 | 2018 Amici Praga, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Clarita e Edgardo Fandino, responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame”, vivono a Bogotá in Colombia. Hanno partecipato al recente incontro degli Amici di Insieme per l’Europa a Praga. Abbiamo voluto conoscere più da vicino la loro esperienza.
1) Qual è stata la vostra esperienza con gli “Amici di Insieme per l’Europa” a Praga?
È stato commovente essere testimoni diretti di questa iniziativa che, partendo dalle sinergie tra molti Movimenti, cerca di dare risposte di speranza ad un mondo secolarizzato invitando tutti ad assumersi le proprie responsabilità di fronte alla società e al mondo senza isolarsi, ma condividendo le proprie ricchezze evangeliche. Personalmente avremmo voluto conoscere più da vicino i carismi specifici dei vari Movimenti presenti, ma supponiamo che da un lato fosse già stato fatto in precedenti incontri e dall’altro il tempo limitato del programma non l’abbia permesso. Durante questi due giorni di incontro, nei momenti liberi e nelle conversazioni, abbiamo potuto condividere esperienze con molti dei presenti. Abbiamo notato un’atmosfera di rispetto, fraternità e apertura che deve essere estesa ai vari ambienti di vita, per essere veri agenti di trasformazione come il lievito nella pasta.
2) Come colombiani, come vedete l’Europa attuale?
Non abbiamo partecipato a questa riunione di Insieme per l’Europa come colombiani, ma come responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame”, che ha avuto origine in Francia e che oggi è presente in 92 Paesi dei cinque continenti. Come colombiani, abbiamo notato grandi differenze tra l’Europa e l’America di oggi e, naturalmente, con la nostra nativa Colombia. L’Europa di oggi sta vivendo un processo di secolarizzazione molto più pronunciato che in America ed è influenzato dai venti di crisi e di disgregazione con tendenze separatiste che minano le istituzioni e i regimi in atto. Le tendenze populiste con gli agitatori che polarizzano e raccolgono il malcontento sono un problema che ha già raggiunto dimensioni universali. Oggi più che mai, è indispensabile che noi, che professiamo valori di fede, siamo più attivi nel promuovere iniziative di cambiamento che portino valori trascendenti. Come ha detto Ernesto Sabato, questo scrittore meraviglioso e osservatore critico delle realtà del mondo: “Una cosa certa è la convinzione che solo i valori spirituali saranno in grado di salvare la condizione umana da una catastrofe annunciata.”
3) Siete i responsabili mondiali del Movimento “Equipes Notre-Dame” e avete appena concluso un importante incontro internazionale a Parigi. Alla fine di questo incontro, quali sono i vostri progetti e le prospettive per il futuro?
Abbiamo assunto la responsabilità internazionale del Movimento “Equipes Notre-Dame” lo scorso luglio a Fatima, in Portogallo, dove, insieme a circa 9000 presenti da più di 70 Paesi, tra cui 400 sacerdoti e vescovi, 4000 coppie e 200 vedovi, abbiamo vissuto una settimana di incontro che aveva come tema la parabola del figliol prodigo, con il motto: “Riconciliazione, segno d’amore”. Al termine di questo incontro, sotto forma di mandato, abbiamo stabilito gli orientamenti di vita per i membri del Movimento nei prossimi sei anni. Come linea guida il nostro motto é: “Non abbiate paura, andiamo avanti”; è un invito ad agire, a concretizzare la nostra vocazione e la nostra missione, partendo dallo specifico del nostro carisma: la spiritualità coniugale.
L’incontro che abbiamo avuto di recente a Parigi, con il gruppo di responsabili internazionale, il primo dei 3 incontri annuali, aveva come scopo di stabilire la strada da percorrere per portare a ciascuno dei membri del Movimento il motto di Fatima, perché lo possano concretizzare nella loro vita. Ecco perché abbiamo stabilito molte linee di azione per le sfide all’interno e all’esterno del Movimento, sempre in conformità con l’invito della Chiesa, e soprattutto di Papa Francesco, di andare verso le periferie, come agenti di Misericordia. Questo appello è ben espresso dal Papa nella sua recente Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate ” (GE 26) “Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione.”
Tra le tante linee di azione per le quali lavoriamo, ci sono: l’arte di accompagnare i vedovi e le vedove, la preparazione e l’accompagnamento dei giovani al matrimonio e nei loro primi anni di vita coniugale, il lavoro su altre realtà della vita coniugale come l’accompagnamento degli adulti, l’ascolto dei giovani… ecc.
4) Potreste dirci qualcosa su di voi, della vostra famiglia, dove vivete, il vostro lavoro…?
Siamo una coppia colombiana, sposata da 32 anni, 2 figli, uno di 26 anni che si è appena sposato e una figlia di 24 anni che vive ancora con noi. Viviamo a Bogotà, una città cosmopolita con circa 8 milioni abitanti. Clarita insegna musica e catechismo e Edgardo lavora tuttora come ingegnere civile. Noi apparteniamo da 22 anni al Movimento “Equipes Notre-Dame”, che ha nutrito la nostra spiritualità coniugale; abbiamo svolto compiti di servizio in diversi ambiti di responsabilità. Al presente siamo responsabili internazionali del Movimento per i prossimi sei anni. La nostra vita è suddivisa tra il lavoro professionale di Edgardo, il lavoro delle nostre “Equipes Notre-Dame” e i frequenti viaggi che questo incarico impone. Siamo convinti che ognuno di noi ha una missione e una responsabilità in questo mondo, essere portatori di speranza e riflettere l’amore di Cristo sull’umanità, rendendolo presente nel nostro ambiente e nelle periferie in cui dobbiamo addentrarci.
Clarita e Edgardo Fandino, Bogotá/Colombia (altro…)
da TogetherforEurope | Gen 22, 2019 | 2018 Amici Praga, Esperienze, riflessioni ed interviste, News
Intervento di Pavel Fischer, senatore, Republica Ceca, all’incontro degli Amici di Insieme per l’Europa, Praga 16/11/2018. – “LE TRE SFIDE”
Cari amici,
siete convenuti a Praga per lavorare insieme, riflettendo sul tema come vivere e come impegnarsi “Insieme per l’Europa“. In quale Paese venite? E in quale stato si trova oggi l’Europa, a cento anni dal fine della Prima Guerra Mondiale? Siete venuti nella Repubblica Ceca, in un Paese che cento anni fa ha dichiarato la Repubblica.
Durante le celebrazioni di questo anniversario sono rimasto colpito dalle idee del Presidente della Corte costituzionale. Si tratta dell’istituzione il cui compito è quello di assicurare che nel Paese siano osservate le regole più basilari. Il suo Presidente, Pavel Rychetský, ha cercato di diagnosticare lo stato della società di oggi. Lasciatemi parafrasare liberamente la sua tesi di base.
A suo avviso, la globalizzazione ha approfondito la sensazione di solitudine e di disperazione delle persone. Le persone sentono che si stanno perdendo nel mondo globale. I contorni della loro identità si sciolgono, loro entrano in ansia e paura. Proprio la paura è diventata un terreno fertile per coloro che offrono l’immagine di un nemico. Il nemico può essere un vicino più ricco, un immigrato, una persona di diverso colore della pelle. Da noi, a volte, il colpevole è indicato addirittura nell’Unione Europea stessa. Nella loro disperazione le persone ora cercano il cambiamento e, soprattutto, un messia, perché la rappresentanza politica tradizionale non le rappresenta più efficacemente. È possibile interrompere questo sviluppo tossico? E come correggere un sistema distorto di valori?
Il Presidente della Corte costituzionale vede la speranza in un maggior grado di emancipazione della società civile, risvegliando la sua fiducia in sé stessa e ripristinando il principio di sovranità del cittadino. Un cittadino che sa affermarsi, perché la rappresentanza politica deve servire il bene comune o deve andarsene.
Sto rileggendo i concetti chiave usati nel suo discorso: solitudine, disperazione, identità, paura, nemico, bene comune, fiducia in sé stessi, cittadino sovrano. In ognuno di essi possiamo trovare una dimensione spirituale, vista alla luce della migliore eredità del pensiero europeo, basato sulla saggezza degli studiosi ebrei, dei mistici cristiani e dei pensatori razionali; questa dimensione spirituale potrebbe metterli in una luce diversa.
La diagnosi della società di oggi, vista così, ha un grande valore di comunicazione. Ma credo che possiamo vedere tutti questi fenomeni anche alla luce della speranza; e che noi stessi possiamo provare a fare qualcosa. Quindi dove dovremmo iniziare? Cosa fare per primo e cosa lasciar stare? Lasciatemi brevemente dedicare l’attenzione alle tre sfide che vediamo nell’Europa di oggi.
La prima sfida: le emozioni
L’uomo è fatto per provare emozioni. E non solo separatamente, ma per vivere emotivamente con gli altri. Quindi, anche se possiamo ripeterci insieme che una persona è una creatura ragionevole e razionale, alla fine vedremo su un certo numero di esempi quanto spesso ci comportiamo in modo non razionale. E questa è davvero una buona cosa. Per capire alcune situazioni della politica europea, dobbiamo ammettere che proprio le emozioni sono cruciali. Ricordiamoci soltanto della lotta per risolvere la crisi della Eurozona, che si è mostrata nello sforzo di fare il bilancio dello Stato della Grecia in una condizione economicamente critica.
Partendo dal fatto che l’uomo non è solo un homo economicus, non è solo un consumatore o un attore di mercato, ma anche un cittadino dotato dalla propria dignità e libertà, la lotta condotta durante la cosiddetta crisi greca è stata molto significativa.
Mentre i cittadini dovevano stringere la cinghia e non avevano testualmente soldi da risparmiare, alcune banche sono riuscite a salvaguardare i loro guadagni relativamente bene durante l’intera crisi. Mentre Bruxelles doveva prendere le misure di austerità, i cittadini in Grecia hanno visto questo come sfregare il sale sulle loro ferite. Le emozioni si sono scatenate, l’insoddisfazione si è rivolta contro il governo, contro la Commissione Europea o contro i banchieri. Ed anche, per esempio, contro la Germania, e perfino contro la stessa cancelliera Angela Merkel.
Questa atmosfera intensamente emotiva è stata vissuta principalmente dai Greci tra di loro. In termini linguistici era inaccessibile agli altri. Culturalmente era basata sulla loro storia, sulle immagini storiche, e così agli altri in Europa spesso mancavano non solo gli strumenti per la comprensione dei greci e per simpatizzare con loro, ma anche per cercare di capirli e aiutarli in qualche modo: forse, retrospettivamente, avremmo potuto offrire vacanze ai bambini della Grecia nelle nostre case. Così avremmo dato un momento di riposo ai loro genitori, e avremmo creato collegamenti che avrebbero avuto senso anche nel futuro. Allo stesso modo, potremmo ricordare le emozioni vissute dai cittadini di altri Stati membri dell’UE. E’ come se le nostre lotte politiche e sociali rimanessero limitate al territorio in cui si parla la nostra madrelingua. C’è una mancanza di mezzi di comunicazione forti, una mancanza di mediatori e noi con le nostre emozioni rimaniamo un po’ troppo da soli.
E tuttavia, sono convinto che né il miglior giornalista, nemmeno il diplomatico più ambizioso e neanche il politico più interessante, riescono facilmente a trasmettere le sofferenze, le paure o al contrario le speranze e le aspettative che sperimentiamo nelle nostre comunità linguistiche. Infatti, è vero che, se abbiamo una madrelingua comune, possiamo comprenderci molto rapidamente.
Quando ero più giovane, ho suonato il violino e ho viaggiato per molti anni con un’orchestra in Europa. Questa esperienza come musicista l’ho sempre davanti agli occhi. Ancora oggi devo ammettere che musicisti possono essere migliori mediatori tra i nostri popoli che i migliori discorsi politici. L’arte, infatti, lavora mano nella mano con le emozioni, con le immagini ed espressioni, per le quali spesso non abbiamo neanche le parole.
E così il tempo di oggi ha bisogno non solo di nuove istituzioni, ma anche di artisti che ci possano comunicare le questioni che forse stanno alzando la testa solo ora, ma che tuttavia preoccupano con urgenza le menti delle persone e causano loro preoccupazioni. L’artista può sfuggire alla trappola dei traduttori. Gli artisti possono lavorare con ciò che altrimenti sarebbe censurato da chi controlla che le parole siano politicamente corrette.
Guardando indietro ai tristi frutti della grande crisi iniziata nelle banche statunitensi nel 2008, vediamo quante volte dovevano essere tagliati anche i bilanci delle istituzioni culturali.
Ma se il mondo in cui viviamo oggi è così emotivamente sconcertante o inquietante, forse ora è il momento di fare l’esatto contrario: restituire all’arte lo spazio pubblico; aiutare il pubblico a parlare con gli artisti, perché loro aiutino la gente a capire quello che si sta vivendo; e offrire ai bambini le chiavi per capire l’arte. Altrimenti ognuno di noi rimarrà un po’ solo con le sue emozioni, tenendole dentro sé. O tutti rimarranno un po’ soli, se stiamo parlando dell’atmosfera nel Paese nel suo complesso.
La seconda sfida: cittadino o consumatore
Prima o poi dobbiamo chiederci: che cosa intendiamo con il termine “essere umano”? Se lo intendiamo come attore dell’economia, come partecipe al mercato, come consumatore o come cittadino. La cooperazione europea fin dall’inizio ha posto l’accento sulla cooperazione nell’economia, e questa è stata certamente la cosa più efficace e ragionevole da fare. All’epoca ha aiutato a stabilire processi collaborativi, senza dover parlare di alcuni problemi o addirittura averli decisi tramite referendum. Il metodo del fondatore dell’integrazione europea era basato sull’esperienza di vita. Il francese Jean Monet, che ha lavorato a Londra durante la guerra, ha visto con i suoi occhi l’incapacità degli alleati di coordinare l’approvvigionamento delle loro truppe.
L’enfasi sull’economia, però, può essere osservata non solo all’interno dell’UE di oggi, ma anche nei nostri singoli Paesi. Ma ancora una volta dobbiamo chiederci che cosa intendiamo per “essere umano”. Se lo comprendiamo come consumatore, il nostro obiettivo sarà quello di raggiungere la massima qualità ad un prezzo accessibile. Ma l’essere umano possiamo capirlo anche in modo diverso.
Possiamo capirlo come un essere dotato di dignità, come essere libero, come persona con responsabilità individuale che ha bisogno di creare relazioni con altri. Un uomo libero e indipendente che, però, vive da solo non può essere il nostro ideale. D’altronde, la solitudine è uno dei fenomeni odierni che indebolisce enormemente la nostra società. La solitudine significa povertà di relazioni. E ce n’è molta in giro. Se gli individui rimangono soli, possono anche essere vittime di una varietà di predatori, sia dal punto di vista dell’informazione che della disinformazione, sia da predatori economici che vendono loro qualcosa di cui non hanno bisogno.
Senza solidarietà, senza esperienza di comunità, senza compagnia, non si può essere felici. E a livello di società possiamo vedere che sono le società capaci di vivere insieme, impegnate nel dialogo, che si uniscono per trovare soluzioni ai problemi e, a livello locale, creare relazioni di aiuto, di solidarietà e reciprocità. Una tale società è anche più resistente. Di fronte a una minaccia, le persone possono aiutarsi vicendevolmente, trovare il loro posto, fornire assistenza ai più bisognosi.
Ma non permetteremo di essere ingannati. Siamo stati a questo bivio molte altre volte, e non solo durante le elezioni. L’economia è della massima importanza per la gestione dei nostri Paesi. Senza macroeconomisti ragionevoli e responsabili non costruiremo il bilancio dello Stato. Ma chiediamoci anche come coloro che vogliono prendere una decisione capiscono la persona. La si può capire come un consumatore, quindi monouso fino alle prossime elezioni. Ma, al contrario, può essere accettata come socio, come compagno di squadra, come cittadino. È quel tipo di politico che dobbiamo valorizzare e ai quali dobbiamo dare la nostra fiducia.
La terza sfida: comunità o folla
La terza sfida che vediamo oggi nelle nostre società è l’espansione dei social network…. [continua]
Scarica il testo integrale: 2018 11 16 Pavel Fischer, Amici IpE Praga>>
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